Vandana Shiva all'Expo di Milano (foto LaPresse)

Vandana Shiva in Vaticano

Matteo Matzuzzi
Passi per José “Pepe” Mujica, il combattente tupamaro diventato presidente dell’Uruguay nel nome della battaglia anticapitalista al punto da presentarsi in sandali a ogni incontro ufficiale, ricordando di essere un umile e povero contadino. Con Vandana Shiva, però, la battaglia vaticana in favore del pueblo unido, s’alza di tono.

Passi per José “Pepe” Mujica, il combattente tupamaro diventato presidente dell’Uruguay nel nome della battaglia anticapitalista al punto da presentarsi in sandali a ogni incontro ufficiale, ricordando di essere un umile e povero contadino. Passi pure per l’arruolamento di Naomi Klein, ispiratrice e ideologa suprema dei movimenti no global (tute bianche di Seattle per cominciare) e per sua stessa definizione terzomondista, ambientalista e antiliberista e redenta sulla via dell’enciclica Laudato Si’. Con Vandana Shiva, però, la battaglia vaticana in favore del pueblo unido, s’alza di tono. Stavolta non ci sarà Evo Morales, il presidente boliviano cocalero, ad arringare i partecipanti al Terzo incontro mondiale dei movimenti popolari, che avrà luogo presso il Pontificio collegio internazionale Maria Mater Ecclesiae da oggi fino a venerdì, e sarà chiuso sabato pomeriggio dall’intervento del Papa in persona nell’Aula Paolo VI.

 

La star – insieme a Mujica e don Ciotti – sarà Vandana Shiva, l’attivista indiana che della lotta agli Ogm ha fatto una ragione di vita, salvo essere stata sbugiardata due anni fa da una lunga inchiesta dell’autorevole e austero New Yorker (che non risulta essere una rivista al soldo delle multinazionali), pronto a ricordare quanto le teorie sul numero esorbitante di suicidi tra i contadini indiani che sarebbero conseguenza delle royalty pretese da Monsanto sui semi di cotone siano strampalate e smentite da ogni analisi scientifica seria. Stendendo un pietoso velo, poi, sul commento a grafici che dimostrerebbero la presunta correlazione tra Alzheimer, autismo e diabete con l’uso di Ogm. Vandana Shiva si piccò – forse anche perché l’inchiesta metteva in dubbio perfino il suo curriculum in cui si definiva “uno dei fisici più importanti dell’India” –, protestò, accusò il New Yorker d’essere razzista e naturalmente a libro paga delle odiate multinazionali. Il direttore del periodico, David Remnick, scrisse una replica che chiuse ogni discorso. Considerate tali premesse, fa specie che il Vaticano conceda la scena a un profilo così discutibile.

 

Lo fa con convinzione, tant’è che quello della Shiva – assurta a guru indiscusso del settore senza particolari ragioni – è uno dei soli tre nomi che è stato annunciato, come una sorta di réclame affissa fuori dalle porte del teatro pronto ad accogliere gli spettatori. Talmente desiderata, Vandana, che il focus della tre giorni d’oltretevere sarà per lo più rivolto alla “cura della natura” – ed è pronosticabile che il tenore degli interventi sarà rivolto alle recriminazioni contro gli sfruttatori occidentali più che a sani discorsi sull’ecologia umana – mentre gli altri temi “saranno ancora las tres T: Trabajo, Techo, Tierra (lavoro, tetto, terra, ndr), migranti e rifugiati”, ha fatto sapere la Sala stampa della Santa Sede. L’anno scorso, l’incontro si tenne in Bolivia, alla presenza del Papa, che disse: “Diciamo no a una economia di esclusione e iniquità in cui il denaro domina invece di servire. Questa economia uccide. Questa economia è escludente. Questa economia distrugge la Madre Terra”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.