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“Il Papa sbaglia, stiamo subendo l'odio da parte di una religione”, dice il patriarca di Antiochia

Redazione

Terrorismo e cristiani ammazzati in odio alla loro fede, prima in medio oriente e adesso in Europa. Ignace Youssif III Younan interviene a Radio Uno e chiede di "evitare il linguaggio politicamente corretto. Dobbiamo dire che è stato un islamismo radicale terrorista"

"Dobbiamo evitare il linguaggio politicamente corretto. Dobbiamo dire che è stato un islamismo radicale terrorista. Questo è il fatto. Quelli che hanno commesso la strage a Dacca, 9 italiani, non erano né poveri né ignoranti. Erano di famiglia assai bene ed educati. Non si può parlare di gente smarrita, socialmente emarginata". A dirlo è stato, ospite della trasmissione Bianco&Nero, su RadioUno, Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan, Patriarca di Antiochia dei siri.

 


A sinistra il Patriarca di Antiochia (foto LaPresse)


 

"Stiamo vivendo questa tragedia, voi (in occidente, ndr) state facendo delle elucubrazioni teoriche, a sangue freddo, quando noi dobbiamo subire ogni giorno, in ogni momento, i pericoli del terrorismo islamico. Un vescovo ammazzato, dieci preti ammazzati" negli ultimi tempi, ha aggiunto. A precisa domanda sulle considerazioni del Papa circa la guerra che non ha nulla a che fare con la religione, il Patriarca ha risposto: "Con tutto il rispetto per il Santo Padre, non è corretto quello che lui dice. C'è sempre stata gente più ricca degli altri. Qui stiamo subendo l'odio da parte di una religione".

 

Lo scorso gennaio, Ignace Youssif III Younan commentava con il Foglio l'evoluzione degli eventi nel vicino oriente: "Aleppo era la seconda città della Siria, ricca e fiorente di commerci. Oggi è irriconoscibile, dopo tre anni e tre mesi di assedio. A Mosul c’era una trentina tra chiese e monasteri, che oggi sono abbandonate o trasformate in moschee. Homs sembra Stalingrado durante la Seconda Guerra mondiale”. “I raid – aggiungeva – non bastano, bisogna essere realisti”, ha detto il patriarca al Foglio a margine dell’iniziativa: “I bombardamenti aerei non sono sufficienti, perché questi terroristi sanno come nascondersi tra i civili. E’ necessario coordinare i raid con gli eserciti nazionali, come stanno facendo gli americani in Iraq e i russi in Siria”.

 

D'accordo pure nel parlare di genocidio a danno delle comunità cristiane locali: "Genocidio non significa solo annientare una comunità, ma anche sradicarla impedendole di tornare dove essa è sempre stata". Poco gradito l'acronimo Isis: "Sembra il nome di un profumo da donna, quando invece si tratta di bande di terroristi che hanno perso il senso umano, la coscienza, la moralità. Bisogna chiamare le cose con il loro nome, e cioè Stato islamico".