L'incontro tra Papa Francesco e il Patriarca Kirill avverrà il 12 febbraio all'Avana

Il genocidio dei cristiani mediorientali è il motore dell'incontro Papa-Kirill

Matteo Matzuzzi
Per capire le ragioni dello storico incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca Kirill in programma all’aeroporto internazionale dell’Avana, il prossimo 12 febbraio (con la benedizione del presidente cubano Raúl Castro, gran mediatore dell’evento), è necessario leggere la nota diffusa ieri all’ora di pranzo dal Patriarcato russo.

Roma. Per capire le ragioni dello storico incontro tra il Papa e il Patriarca di Mosca Kirill in programma all’aeroporto internazionale dell’Avana, il prossimo 12 febbraio (con la benedizione del presidente cubano Raúl Castro, gran mediatore dell’evento), è necessario leggere la nota diffusa ieri all’ora di pranzo dal Patriarcato russo. Il comunicato stampa congiunto dà conto della “gioia” provata nel dare il lieto annuncio e mette nero su bianco lo stato dei rapporti tra Santa Sede e Mosca. Pur essendo un punto di vista parziale, si sottolinea subito che i problemi sul tappeto rimangono tutti, e le due ore di colloquio riservato previste alla presenza dei soli interpreti non potranno sciogliere nodi che si trascinano da decenni e in qualche caso da secoli. C’è la questione degli uniati (i cristiani d’oriente fedeli a Roma) che – si legge nel corposo messaggio russo – “hanno devastato tre diocesi del patriarcato di Mosca nell’Ucraina occidentale tra gli anni Ottanta e Novanta”.

 

La crisi tra la Russia e l’Ucraina non ha fatto altro che aggravare il problema e ciò “impedisce la piena normalizzazione delle relazioni tra le due chiese”. Tuttavia, quanto sta accadendo nel vicino oriente, nell’Africa centrale e settentrionale e in altre regioni del mondo “ha richiesto misure urgenti e una cooperazione più stretta tra le chiese cristiane”, sottolinea il comunicato moscovita che parla esplicitamente di “estremisti che stanno perpetrando un vero genocidio della popolazione cristiana”. E’ questo il presupposto fondamentale che ha mosso Kirill ad acconsentire al colloquio con Francesco, e cioè “la necessità di mettere da parte i disaccordi interni e unire gli sforzi per salvare il cristianesimo nelle regioni in cui è sottoposto alla persecuzione più dura”. E’ stato il Patriarca, si chiarisce in Russia, a escludere fin dal principio la possibilità che l’incontro – preparato a lungo, ha fatto sapere padre Federico Lombardi – si potesse tenere in Europa, troppo segnata da una storia di scismi, conflitti e divisioni.

 

[**Video_box_2**]Il menù del colloquio è top secret, ma da Mosca fanno sapere che se il piatto forte sarà la situazione dei cristiani in medio oriente, tempo adeguato sarà riservato a fare il punto sullo stato delle relazioni internazionali e, più in generale, sulla politica globale. Al termine dell’incontro, il Papa – che subito dopo partirà alla volta del Messico per il previsto viaggio apostolico – e Kirill firmeranno una dichiarazione comune, che si preannuncia articolata. Nessun evento religioso collaterale è previsto, forse anche per la location aeroportuale scelta. Già tra il 1996 e il 1997 le due parti sembravano ormai prossime ad accordarsi su un incontro tra Giovanni Paolo II e Alessio II in territorio austriaco, ma i negoziati saltarono all’ultimo a causa di problemi legati a quello che Mosca definì (e lo fa ancora oggi, senza attenuare i toni bellicosi dell’epoca) “il proselitismo dei missionari cattolici nel territorio canonico del Patriarcato” e l’attivismo “dei greco-cattolici in Ucraina”.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.