Papa Francesco (LaPresse)

Ecco il Papa: "No alla confusione tra famiglia voluta da Dio e altri tipi di unione"

Matteo Matzuzzi
Francesco parla alla Rota Romana e a pochi giorni dal Family Day entra nel dibattito sulle unioni civili ricordando che per la chiesa ogni equiparazione al matrimonio è inammissibile. Dopo le prese di posizione del presidente della Cei Angelo Bagnasco e di altri vescovi, anche il Pontefice parla chiaro.

Roma. "La chiesa ha indicato al mondo che non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione", ha detto il Papa nel discorso tenuto questa mattina nella Sala Clementina del Palazzo apostolico, in occasione della solenne inaugurazione dell'anno giudiziario della Rota Romana. Francesco ha insistito sulla prerogativa della Rota quale "tribunale della verità del vincolo sacro". A poco più di una settimana dal Family Day del 30 gennaio contro il disegno di legge Cirinnà che si propone di regolamentare le unioni civili, Francesco ribadisce che per la chiesa ogni equiparazione al matrimonio è inammissibile. Vengono quindi a cadere le ricostruzioni giornalistiche su presunte irritazioni papali verso il cardinale Bagnasco (arrivando a cancellare un'udienza prevista). Inoltre, sembrano non poco aderenti alla realtà le ipotesi sul fatto che il vescovo di Roma non avrebbe proferito parola in proposito.

 

Nei giorni scorsi, dopo le parole del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che aveva manifestato apprezzamento per il Family Day, numerosi vescovi erano intervenuti pubblicamente per sostenere la manifestazione del Circo Massimo, invitando i propri fedeli a partecipare. Prima il cardinale Gualtiero Bassetti, porporato di creazione bergogliana, che aveva letto l'appello del comitato "Difendiamo i nostri figli", quindi i presuli della Conferenza episcopale piemontese guidata dall'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, avevano "calorosamente" spinto associazioni e parrocchie a partire per Roma. Su questo giornale, era stato il vescovo di Trieste, mons. Giampaolo Crepaldi, a osservare che il cattolico in piazza "esercita il suo dovere di cittadino responsabile". Anche il nuovo arcivescovo di Bologna, mons. Matteo Maria Zuppi, aveva detto di condividere l'intervento di Bagnasco.


La famiglia "fondata sul matrimonio indissolubile, uditivo e procreativo – ha aggiunto stamane il Pontefice – appartiene al sogno di Dio e della sua chiesa per la salvezza dell'umanità", ha aggiunto il Pontefice, sottolineando che quando essa, "si propone di dichiarare la verità sul matrimonio nel caso concreto, per il bene dei fedeli, allo stesso tempo tiene sempre presente che quanti, per libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato oggettivo di errore, continuano a essere oggetto dell'amore misericordioso di Cristo e perciò della chiesa stessa".

 

[**Video_box_2**]E' "bene ribadire con chiarezza", ha detto ancora Bergoglio, "che la qualità della fede non è condizione essenziale del consenso matrimoniale, che, secondo la dottrina di sempre, può essere minato solo a livello naturale". La chiesa, poi, "con rinnovato senso di responsabilità continua a proporre il matrimonio, nei suoi elementi essenziali – prole, beni dei coniugi, unità, indissolubilità, sacramentalità – non come un ideale per pochi, nonostante i moderni modelli centrati sull'effimero e sul transitorio, ma come una realtà che, nella grazia di Cristo, può essere vissuta da tutti i fedeli battezzati. E perciò, a maggior ragione, l'urgenza pastorale, che coinvolge tutte le strutture della chiesa, spinge a convergere verso un comune intento ordinato alla preparazione adeguata al matrimonio, in una sorta di nuovo catecumenato, tanto auspicato da alcuni padri sinodali".

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.