Il cardinal Kasper

E' anche per i bambini che la chiesa è contro il divorzio

Francesco Agnoli
Davvero la storia del bimbo che spezza l'Eucaristia per i suoi genitori divorziati e risposati è così importante? Davvero l'ottica con cui si può guardare a quel fatto è solo e soltanto quella proposta dai kasperiani e dalla stampa in generale?

Davvero la storia del bimbo che spezza l'Eucaristia per i suoi genitori divorziati e risposati è così importante? Davvero l'ottica con cui si può guardare a quel fatto è solo e soltanto quella proposta dai kasperiani e dalla stampa in generale? Sarà la mia deformazione di padre, non sinodale, ma di figli in carne e ossa; sarà la mia deformazione di professore, che vede sempre più diffuso il dramma e il dolore dei figli del divorzio, ma io, la storia del bambino, la leggerei diversamente. Per me quel bambino è anzitutto un figlio che non ha più, con sé, al suo fianco, i suoi genitori. E i suoi genitori non glieli ha tolti la chiesa dei cattivi, quella di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI, e degli innumerevoli papi che li hanno preceduti. Troppo legati alla legge, alla regola, duri di cuore. E quei genitori non li avrà indietro dalla chiesa dei "più buoni", quella del cardinal Kasper, ecc.

 

Sino a ora la grancassa pro cambiamento della dottrina sulla comunione, aveva suonato solo un tamburo: quello dei poveri adulti, dei poveri genitori risposati. Qualcuno deve aver capito che la chiesa, forse per il suo amore per Gesù bambino, è sempre stata, anzitutto, l'avvocato dei più deboli, cioè dei bambini.

 

Ecco allora costruita, forse inventata, certamente pubblicizzata ad arte, la storiella a sfondo sentimentale. Chi ha davvero il coraggio di opporsi ai desideri di un bimbo? Neppure il feroce cardinal Mueller, neppure il terribile Pell, neppure l'africano Sarah, saranno capaci di tanto!

 

E invece, la storiella, può avere una lettura diversa.

 

E' anche per i bambini che la chiesa è contro il divorzio. E' anche per ricordare che i figli hanno diritto ad un padre e a una madre, se possibile, per tutta la vita, che la chiesa nega l'accesso all'altare ai divorziati risposati che permangono nella loro condizione. La nega perché la violazione della comunione familiare, è nel contempo la negazione della comunione con Cristo.

 

Quel bambino soffre anzitutto perché sballottolato da una casa all'altra; perché, sin da piccolo, non ha un luogo sicuro, stabile, in cui sperimentare l'amore fedele e incondizionato.

 

Ha dato la comunione, lui, ai suoi genitori, perché vorrebbe che i suoi genitori fossero in comunione tra loro, e con lui. Cosa che purtroppo, nonostante i desideri, non è.

 

[**Video_box_2**]Sì, quel bambino deve parlare ai padri sinodali, dice a loro questo: non abbiate paura di ricordare al mondo che noi bambini abbiamo bisogno di un padre e di una madre nei cieli, e di un padre e di una madre sulla terra. Non dimenticate di dire che questo è il piano d'amore di Dio per gli uomini, che questo è il volere di Dio. Fatelo, perché le opere di misericordia non solo quelle corporali, ma anche quelle spirituali; perché misericordia è anche ricordare, a chi sbaglia, il suo errore, non per condanna, ma affinché "si converta e viva".