I padri sinodali riuniti nell'Aula nuova, in Vaticano (LaPresse)

Nuove lettere e firme nel “melodramma romano” che scuote il Sinodo

Matteo Matzuzzi
Padre Federico Lombardi invita a “seguire il Sinodo nel suo andare positivo”, nonostante quel che si dice fuori l’Aula nuova, con lettere misteriose che continuano a circolare e firmatari veri o presunti che smentiscono di aver siglato “quella” missiva, ma non smentendo di averne firmate altre, dando quasi l’idea che la plenaria sinodale sia una sorta di cartiera che lavora a pieno ritmo.

Roma. Padre Federico Lombardi, nel suo briefing quotidiano davanti ai giornalisti, invita a “seguire il Sinodo nel suo andare positivo”, nonostante quel che si dice fuori l’Aula nuova, con lettere misteriose che continuano a circolare e firmatari veri o presunti che smentiscono di aver siglato “quella” missiva, ma non smentendo di averne firmate altre, dando quasi l’idea che la plenaria sinodale sia una sorta di cartiera che lavora a pieno ritmo. Dopo la pubblicazione di una prima lettera sul sito del vaticanista dell’Espresso Sandro Magister, le rettifiche di quattro cardinali  (Scola, Vingt-Trois, Piacenza ed Erdo) e le precisazioni di altri due (Pell e Napier), il periodico dei gesuiti della East Coast, America Magazine, aveva precisato che la missiva consegnata a Francesco il 5 ottobre esiste, ma che i cardinali firmatari differivano da quelli compresi nel primo elenco: al posto dei quattro che avevano smentito – “è una balla!”, era insorto Scola – entravano Elio Sgreccia, John Njue, Daniel N. DiNardo e Norberto Rivera Carrera. Proprio quest’ultimo, però, contribuiva a trasformare il mistero in quello che l’arcivescovo di Brisbane, mons. Mark Coleridge, definiva “un melodramma tipicamente romano non senza traccia di psicodramma”: pure lui, l’arcivescovo di Città del Messico, smentiva, ma solo di aver firmato “quella” lettera.

 

Lombardi, davanti al caos, leggeva una dichiarazione scritta, tentando di spazzare il campo dai dubbi e precisando che il cardinale Wilfrid Fox Napier – che il giorno prima aveva anche adombrato la possibilità che l’esito finale dell’assise sia già deciso (“è difficile da dire ora”) non intendeva certo “contestare il diritto del Papa di nominare la commissione” incaricata di stendere la relazione finale. Mentre i circoli minori proseguono nel loro lavoro e si preparano a consegnare mercoledì le relazioni sulla seconda parte, la corazzata polacca prosegue indefessa sulla propria linea.

 

[**Video_box_2**]Anche oggi, il presidente della locale conferenza episcopale, mons. Stanislaw Gadecki, ha ribadito che non vi può essere alcuna apertura sulle questioni più controverse: “Molti dicono ‘non ripetiamo la dottrina, non ripetiamo queste cose che sono conosciute, concentriamoci sull’attività pastorale’. Ma questo è un grande sbaglio”, ha detto a Radio Vaticana. “La misericordia, la conversione sono unite in modo stretto, ma senza la coscienza del peccato non è possibile parlare della misericordia”, ha aggiunto.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.