Il Sinodo ordinario sulla famiglia si chiuderà domenica 25 ottobre (LaPresse)

Il Sinodo si incarta tra leak e veline

Matteo Matzuzzi
Misteriose lettere cardinalizie al Papa e dubbi sul documento finale. In Aula regna la confusione. L’africano Napier, presidente delegato dell'assemblea: “Difficile da dire se l’esito sia già deciso”. Dolan: “Non siamo qui a parlare di unioni gay” - di Matteo Matzuzzi

Roma. Il mistero più grande che avvolge le sale sinodali non è tanto la veridicità della lettera dei tredici (poi divenuti dodici, quindi undici, poi dieci infine nove) cardinali spedita al Papa per lamentarsi delle nuove metodologie di lavoro studiate dalla segreteria generale capeggiata dall’eminentissimo Lorenzo Baldisseri. Il dubbio è su come questo Sinodo si concluderà, con quale tipo di documento. Il contenuto di una missiva consegnata il 5 ottobre scorso al Papa era stato pubblicato di primo mattino sul sito del vaticanista dell’Espresso Sandro Magister, con tanto di elenco dei firmatari. Più tardi, a partire da Angelo Scola, sono arrivate le smentite (Vingt-Trois, Piacenza ed Erdo hanno seguito a ruota, mentre da altri si attende ancora di sapere che pensino della lettera. A sera, il cardinale Pell ha confermato di aver firmato una lettera, ma diversa nei contenuti). La questione che interroga porpore, vescovi, responsabili della comunicazione del Vaticano e giornalisti accampati in via della Conciliazione, è se alla fine delle tre settimane di lavoro all’ombra del Cupolone uscirà un testo capace di delineare una sorta di orientamento sui punti più sensibili e controversi discussi nel Sinodo sulla famiglia. In modo da dare risposte a quelle “attese che non possono essere disattese” di cui parlò, più d’un anno fa, il cardinale Walter Kasper. A oggi, nessuno lo sa. Il cardinale sudafricano Wilfrid Fox Napier, uno dei quattro presidenti delegati del Sinodo, allarga le braccia in un’intervista concessa al sito americano Crux: “L’incertezza è abbastanza generalizzata e questo mi preoccupa”. A domanda se abbia il timore che il risultato finale del Sinodo sia già stato deciso, il porporato risponde: “A questo punto, è difficile da dire”. Napier – che un anno fa in sala stampa rivelò le tensioni vissute in Aula, sconfessando il contenuto della relazione intermedia letta da Péter Erdo e scritta in gran parte da Bruno Forte – ha anche confermato di aver firmato una lettera indirizzata al Papa, benché il contenuto differisca da quello indicato da Magister, avendo come oggetto solo la critica alla composizione della commissione incaricata di stendere la relazione conclusiva. Commissione invece strenuamente difesa dal cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington, a giudizio del quale (che dell’organismo fa parte) essa “rispecchia la composizione dell’assemblea”. Wuerl ha anche ricordato che mai la commissione incaricata di stendere il documento finale era stata eletta in assemblea plenaria.

 

Il primo a far sapere che la pubblicazione di una esortazione post sinodale o di una relatio finalis era in dubbio era stato il cardinale Luis Antonio Tagle, presidente delegato dell’assemblea, che in sala stampa aveva spiegato venerdì che nulla era scontato. Il giorno seguente, interpellato dai giornalisti, padre Federico Lombardi aggiungeva: “Vedremo se un documento sarà messo ai voti”. L’enigma si è sciolto ieri all’ora di pranzo, quando lo stesso Lombardi ha sottolineato che la relatio finalis, cioè l’Instrumentum laboris emendato con i modi prodotti dai circoli minori, sarà “discussa dai padri, sottoposta al suffragio dell’assemblea e consegnata al Santo Padre”. Quindi la relazione finale ci sarà. Quello che “oggi noi non sappiamo con precisione è che cosa deciderà il Papa di farne – ha chiosato il direttore della Sala stampa vaticana – Cioè se ci dirà di pubblicarla subito, o altro. E questo non ve lo so dire. Il Papa non ce l’ha detto e speriamo che ce lo dica”. Dall’assemblea filtra poco all’esterno: come un anno fa, nulla è dato sapere dalle fonti ufficiali circa gli interventi in plenaria, mentre i testi dei tredici circoli minori sono stati resi pubblici (e lo saranno ancora nelle prossime due settimane) non appena consegnati alla segreteria generale. Da essi non emerge un orientamento univoco: se il gruppo guidato dal moderatore card. Thomas Collins e dal relatore mons. Charles Chaput è sembrato il più duro nello stroncare la prima parte dell’Instrumentum laboris – “molto nel testo è inadeguato” – altri sono stati più positivi, come il circolo in lingua tedesca moderato dal cardinale Christoph Schönborn, che ha evidenziato “l’unanime approvazione” dello “stile complessivo del testo”.

 

Il muro a protezione del confronto nell’Aula nuova è stato rotto, oltre che dallo strenuo twittare di qualche padre avvezzo all’uso dei social media, dall’agguerrita pattuglia dei vescovi polacchi, guidati dal loro presidente, mons. Stanislaw Gadecki. Sul suo blog, il presule ha puntualmente riportato una buona parte degli interventi pronunciati in Aula, dando così uno spaccato più completo rispetto a quanto illustrato nei briefing quotidiani, dove vengono solo enunciati i temi generali toccati in Aula. Si scopre così che uno dei più tenaci oppositori a ogni innovazione in tema di prassi pastorale è stato il cardinale arcivescovo di New York, Timothy Dolan, che ha poi deciso di pubblicare per intero il suo intervento sul proprio sito internet: “Il punto di partenza del Sinodo deve essere ciò che Dio ci ha rivelato sul matrimonio e la famiglia. Difendere, sostenere, rinnovare la nobile natura del matrimonio e della famiglia come Dio ha inteso ‘fin dal principio’”. E questo, ha aggiunto il porporato americano, deve essere anche “la nostra meta”. Dolan ha anche ammonito sulle odierne  “minacce alla volontà di Dio riguardo il matrimonio e la famiglia – minacce culturali, economiche, sociologiche e politiche”. Sul suo sito, l’arcivescovo newyorchese ha aggiunto una postilla che appare chiara circa l’orientamento suo nel confronto in Aula: “Mi rendo conto che avete sentito dire il contrario, ma il Sinodo non tratta di unioni omosessuali o di Santa comunione a quei cattolici che si trovano in un legame al di fuori della chiesa”. Il Sinodo tratta “di ciò che Dio ci ha rivelato sul matrimonio e la famiglia, nella Bibbia, nella natura umana, nella riflessione ragionata e nell’insegnamento senza tempo della chiesa”.

 

[**Video_box_2**]Si parla di comunione ai divorziati risposati

 

Eppure di divorziati risposati si è già iniziato a parlare, nonostante il tema sarà trattato dai circoli minori solo a partire da sabato prossimo. Nessun mistero, in questo caso. Come ha spiegato padre Lombardi – e come era ampiamente prevedibile già alla vigilia del Sinodo – la maggioranza dei membri dell’assemblea intende intervenire sulla terza parte, quella più corposa e che affronta le questioni più delicate e controverse. E rispetto a un anno fa, poco è cambiato, stando alle sintesi offerte dalla comunicazione vaticana: duellano fraternamente due schieramenti opposti. Da una parte quanti, richiamandosi alla dottrina, ribadiscono che non si può fare nulla. Dall’altra coloro che prospettano soluzioni pastorali penitenziali – bocciate a sorpresa nella relazione generale del cardinale Erdo – in grado di non escludere nessuno. Padre Lombardi ha osservato come non ci sia “assoluta fissità degli insegnamenti della chiesa a proposito delle questioni del matrimonio e dei sacramenti riguardo al matrimonio”, chiarendo che diversi interventi hanno ricordato come la prassi pastorale sul tema sia evoluta nel corso dei secoli. Il presidente della Conferenza episcopale polacca, Gadecki, ammonendo sul rischio di trasformare “la teologia in sociologia”, strada che “non ha futuro”, ha confermato la propria opposizione a ogni apertura in materia: “Coloro che sono divorziati e impegnati in un nuovo rapporto non possono ricevere la Santa comunione, che è espressione di un rapporto pieno con Cristo”. Il calendario dei lavori prevede riunioni a livello di circoli minori anche oggi, mentre da mercoledì pomeriggio si entrerà nel vivo con la terza parte dell’Instrumentum laboris.

  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.