Papa Francesco (foto LaPresse)

Un Giubileo per il Papa che ha fretta

Redazione
«Ho la sensazione che il mio Pontificato sarà breve». E così Francesco ha proclamato l’Anno Santo della Misericordia che inizierà l’8 dicembre 2015, nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, e si concluderà il 20 novembre 2016. Troppa grazia? 

Parlando a San Pietro durante la liturgia penitenziale di venerdì, a due anni esatti dalla sua elezione a Papa, Francesco ha annunciato: «Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di Dio».

Giacomo Galeazzi, La Stampa

 

L’Anno Santo della Misericordia inizierà l’8 dicembre 2015 e si concluderà il 20 novembre 2016. Gian Guido Vecchi: «Anche la data di inizio scelta da Francesco, nel giorno dell’Immacolata Concezione, è significativa: la Porta Santa in San Pietro si aprirà nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II, l’8 dicembre 1965, quando Paolo VI indicò il Buon Samaritano come “paradigma spirituale” dell’apertura della Chiesa al mondo».

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

 

Luigi Accattoli: «In questo richiamo intrecciato al Vaticano II e alla pietà popolare si può vedere un’astuzia del Papa argentino: egli ha grande presa presso il popolo dei fedeli ma subisce qualche resistenza da parte di ambienti intellettuali di orientamento tradizionale. Indicendo un Anno Santo in ricordo del Concilio sorprende gli oppositori, in quanto fa appello al popolo chiamandolo ad atti tradizionali (pellegrinaggio a Roma, indulgenze) e insieme gli ripropone la novità del Concilio».

Luigi Accattoli, Corriere della Sera

 

Il primo Giubileo della storia, fu voluto da Bonifacio VIII nell’anno Trecento, che è anche l’anno in cui Dante colloca idealmente il viaggio ultraterreno della Divina Commedia.

Luigi Accattoli, Corriere della Sera

 

«Giubileo», dall’ebraico, jobel (o yobel), che vuol dire «caprone», in riferimento al corno di montone utilizzato nelle cerimonie sacre durante gli antichi giubilei.

Domenico Agasso Jr., La Stampa

 

La legge di Mosè aveva prescritto al popolo ebraico di dichiarare «il cinquantesimo anno» un anno di «Giubileo», durante il quale «ognuno tornerà in possesso del suo» (Levitico, 25, 10-13). Era un anno particolarissimo, in cui si restituivano terre agli antichi proprietari, si rimettevano i debiti e si lasciava riposare la terra.

Agostino Paravicini Bagliani, la Repubblica

 

La chiesa ne n’è appropriata e ha dato al Giubileo un significato più spirituale. Ora consiste in un perdono generale, un’indulgenza aperta a tutti. È l’anno della remissione dei peccati e delle pene per i peccati, della riconciliazione, della conversione e della penitenza sacramentale.

Domenico Agasso Jr., La Stampa.

 

I Giubilei ordinari si tennero inizialmente ogni 50 anni (1300: Bonifacio VIII; 1350: Clemente VI: 1400: Bonifacio IX); ma a partire da Martino V, che ne indisse uno per il 1423, la periodicità scese ai 25 anni e si ebbero regolari celebrazioni nel 1450, nel 1475 e così via fino al 1775. Non si ebbe il Giubileo nel 1800 per le vicende napoleoniche (Pio VI prigioniero in Francia fino alla morte nel 1799, Pio VII eletto a Venezia nel marzo del 1800) e di nuovo saltò l’appuntamento del 1850 a motivo della fuga del Papa a Gaeta nel 1849. Regolari furono anche tutte le altre celebrazioni venticinquennali fino a quella del 2000.

Luigi Accattoli, Corriere della Sera

 

L’ultimo Giubileo straordinario si aprì il 25 marzo 1983: lo promulgò Giovanni Paolo II per celebrare i 1950 anni dalla redenzione attuata da Gesù sulla croce nell’anno 33.

Domenico Agasso Jr., La Stampa

 

Il Giubileo porterà a Roma almeno 25 milioni di persone. Giacomo Galeazzi: «Una stima prudente considerato che Bergoglio è già il Papa delle grandi folle e nel viaggio nelle Filippine ha toccato un record storico per un evento pubblico, con 7 milioni di fedeli alla messa di Manila. In realtà Francesco vuole un evento diffuso in ogni diocesi, non focalizzato solo sulla città eterna».

Giacomo Galeazzi, La Stampa

 

Giorgio Meletti sottolinea i problemi pratici che porta con sé un Giubileo: «Di tutto Roma avrebbe bisogno, in questo momento, tranne che di un grande evento a distanza ravvicinata. E il Papa, che legge i giornali e parla con Eugenio Scalfari, sa benissimo che nella terra dei suoi avi c’è bisogno di tempo per preparare per bene le mangiatoie, e non quelle del presepio. Non a caso i suoi predecessori pensarono fin dal secolo scorso a cadenzare con regolarità i Giubilei, cosicché quello indimenticabile del 2000 era già in agenda prima della nascita della Dc, che pure non lo vide».

Giorgio Meletti, il Fatto Quotidiano

 

Di certo il Giubileo può dare un contributo importante allo sviluppo. Scriveva l’Istat tirando le somme del 2000: «Il Pil è aumentato del 2.9%, e il suo rapporto col deficit è sceso all’uno e mezzo per cento (nel 1999: 1.8%; nel 1985: 14.7%). L’occupazione è in crescita (+1.5%), e anche il reddito medio dei lavoratori dipendenti è aumentato del 4,5%. I consumi interni, anche grazie al grande afflusso di stranieri in occasione del Giubileo, sono cresciuti del 3.3%...».

Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport

 

John Allen, considerato il principe dei vaticanisti statunitensi, ora al Boston Globe: «Ripercorrendo ciò che abbiamo vissuto negli ultimi due anni, dire che questo papato è drammatico è dire poco. Dipende da ciascuno valutare se questo “dramma” sia stato buono o cattivo. I sondaggi ci dicono che in giro per il mondo una grande maggioranza di cattolici e non cattolici è dalla parte di questo Papa, ma c’è una minoranza determinata dentro la chiesa che lo trova destabilizzante ed eccessivamente accomodante verso la secolarizzazione. Ciò che nessuno può negare è che questi anni sono stati tutto tranne che tranquilli».

Matteo Matzuzzi, Il Foglio

 

Il 18 agosto dell’anno scorso, di ritorno da Seul, Bergoglio aveva scherzato con i giornalisti sulla propria morte: «Io so che questo durerà poco tempo, due o tre anni e poi via, alla casa del Padre!». Nell’intervista all’emittente messicana Televisa, diffusa venerdì, ha confermato «la sensazione un po’ vaga» che il suo Pontificato «sarà breve. Quattro o cinque anni, non so, o due o tre... Beh, due sono già passati», salvo aggiungere: «È come la psicologia di chi gioca e allora crede che perderà per non restare poi deluso. E se vince è contento. Non so cos’è. Ma ho la sensazione che Dio mi ha messo qui per una cosa breve, niente di più. Ma è una sensazione. Per questo lascio sempre aperta la possibilità».

Marco Ansaldo, la Repubblica

 

Vecchi: «Eppure, di là da questa “sensazione”, la cosa notevole è che Francesco respinga sia la possibilità di un limite di età fissato magari a 80 anni (“parlare di 80 anni crea una sensazione di fine Pontificato che non farebbe bene, qualcosa di prevedibile”) sia l’idea in generale di un papato a termine, come se la “rinuncia” fosse ormai un esito inevitabile. Bergoglio spiega che Benedetto XVI “ha aperto con grande coraggio la porta dei Papi emeriti” e non bisogna considerarlo “come un’eccezione ma una istituzione”. Oggi “si è aperta la possibilità che possa esistere”. Una possibilità: Ratzinger “forse sarà l’unico per molto tempo, forse non sarà l’unico”».

Gian Guido Vecchi, Corriere della Sera

 

Carlo Marroni: «Francesco ha fatto capire che per lui il tempo stringe, e la sua agenda è chiara: la Chiesa ha come missione la misericordia, senza se e senza ma. Non sembra esserci molto spazio per riflessioni identitarie, e anche le prospettive date da Benedetto XVI, come la guerra al relativismo o l’incontro tra fede e ragione, restano nei “programmi” ma finiscono sullo sfondo. L’Anno Santo sulla Misericordia va a saldarsi con l’iniziativa presa più di un anno fa sulla famiglia: dopo quello straordinario questo è l’anno del Sinodo ordinario, e i nodi torneranno al pettine della dottrina, oltre che della pastorale».

Carlo Marroni, Il Sole 24 Ore

 

I problemi e le resistenze alla linea di Bergoglio sono emersi chiaramente al Sinodo straordinario dello scorso ottobre. John Allen: «Sembra chiaro che vescovi e cardinali sono divisi su tre punti, e cioè sulla possibilità di riammettere i cattolici divorziati e risposati all’eucaristia, sull’accoglienza delle persone omosessuali e sull’approccio positivo della chiesa nella valutazione morale delle relazioni irregolari, come le convivenze. Non c’è nulla di sorprendente, il cattolicesimo è diviso su queste questioni già alla sua base». Come andrà a finire è difficile dirlo: «La mia previsione è che il prossimo ottobre le divisioni saranno altrettanto intense. Il dramma del Sinodo non sta in ciò che il Papa ascolterà, ma in ciò che lui farà quando i vescovi saranno tornati a casa e lui dovrà prendere delle decisioni».

Matteo Matzuzzi, Il Foglio


A cura di Luca D'Ammando

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