Le sculture di Marino Marini e l'inconscio di Matt Mullican

Luca Fiore

A Venezia e Milano due mostre da visitare nel weekend

Ultima chiamata per Marino Marini sul Canal Grande. La mostra alla Peggy Guggenheim, già andata in scena a Pistoia, prova a entrare nella mente del maestro, dove ciò che gli passa per gli occhi viene digerito e rivitalizzato. La Grecia arcaica, gli etruschi, Auguste Rodin. Meraviglioso quel cavallino cinese della Dinastia Tang. E le teste, ah le teste di Marino. Quella teoria di volti di santi laici: Stravinskij, De Pisis, Christian Faerber… Sarebbero da ricollocare nella facciata di qualche cattedrale francese, al posto di quelli mozzati dalla furia giacobina. La loro esattezza sconvolgente parla una lingua senza tempo.

Venezia, Peggy Guggenheim Collection. “Marino Marini. Passioni visive”. Fino al 1° maggio

info: marinomarinipassionivisive.it

 


 

Sulla mostra di Matt Mullican una notizia buona e una cattiva. Quella cattiva è che parte delle opere sono realizzate sotto ipnosi. Quella buona è che ciò che emerge dall’inconscio dell’artista non è così orribile come ci aspetteremmo. L’imponente installazione documenta il tentativo, iniziato negli anni Settanta, di mettere ordine nel caos del mondo. L’esito? Un labirinto di segni il cui significato rimane, ahinoi, di nuovo incomprensibile. Dolcissimo però quel “Untitle (Birth to Death List)” del 1973: una vita intera riassunta in duecento frasi. Chissà poi perché Mullican, sotto ipnosi, canticchia e disegna le parole di “Love me do”.

Milano, Pirelli Hangar Bicocca. “Matt Mullican. The Feeling of Things”. Fino al 16 settembre

info: hangarbicocca.org