Manifesto del Pigneto

Marianna Rizzini
Giovani scrittori in allarme e/o in fuga per gli sgomberi. E c’è chi invoca Christian Raimo assessore.

    Non solo esiste il rischio (teorico) di veder correre, nel cielo sopra Roma, la funivia Casalotti-Boccea sognata da Virginia Raggi, candidato sindaco del Movimento Cinque stelle. Tra le ipotesi strane ma vere, e nell’alea pre-elettorale, è spuntato via social network, come possibile uomo chiave per la Cultura a Roma, il nome di Christian Raimo, giovane scrittore, giornalista, demiurgo-difensore di molte realtà artistiche “off” (dal Teatro Valle ex occupato in giù) e nume tutelare della scena cine-musical-libraria alternativa del quartiere Pigneto, dove “l’altro giorno”, scrive Raimo sul sito di Internazionale, “c’è stato l’ennesimo atto poliziesco: con motivazioni risibili, hanno messo i sigilli al circolo Dal Verme, uno dei pochi posti di questa città a fare musica decente, a portare artisti internazionali a suonare a un prezzo abbordabile, ad aver creato un luogo a cui potersi affezionare…”. E c’è chi, su Twitter, come Cristiana Alicata (ingegnere, scrittrice e blogger di area dem attiva in campo “diritti”), dopo aver letto il pezzo suddetto (titolo “State uccidendo Roma e lo chiamate futuro”; tema: la cultura, la legalità e la chiusura di circoli, teatri e cinema occupati), ha incoronato Raimo addirittura assessore alla Cultura, mentre l’eco del suo j’accuse si propagava pure via Facebook: piaceva infatti anche a Francesco Pacifico, altro giovane scrittore nonché “cervello in fuga” in quel di Milano (non sarà l’ultimo, se è vero quello che Pacifico scrive dopo la chiusura del Dal Verme: “… si va tutti via da Roma uno per volta e poi le persone perbene finalmente organizzeranno Roma come si deve…”). E insomma, non fosse stato per i guastafeste del sito Romafaschifo, che sempre su Twitter hanno risposto “la legalità non è granché ma sempre un po’ meglio della legge del più dritto e del più prepotente” e hanno bocciato l’inno in difesa dell’Occupazione come “roba da anni Settanta”, da sostituirsi con “assegnazione previo bando ai migliori, per merito”, degli spazi che ora “devono tornare al Comune”, la campana suonata da Raimo sarebbe già diventata voce unanime presso i settori intellettual-pasoliniani colpiti, in questi giorni, da altro evento infausto: accade infatti che il bar Necci, pilastro del Pigneto, si sia messo a servire anche pizza, seppure bio e forse a chilometro zero, cosa che potrebbe farlo somigliare a una delle “trattorie fintotipiche” da “apericena” denunciate nel “Manifesto” Raimo, dove vengono messi alla sbarra futuri e passati amministratori senza nome ma con misfatto: “Non so che idea di cultura avete per questa città, se chiudete il Circolo degli artisti, il Rialto, il Valle, Scup, se minacciate di sgombero l’Esc, la palestra popolare di San Lorenzo, l’Angelo Mai, se minacciate di sgombero o sgomberate qualunque teatro occupato, qualunque cinema occupato, qualunque cosa, se non avete i soldi per finanziare nessun progetto, se l’amministrazione comunale e regionale hanno a disposizione pochi spicci che elargiscono dopo anni, se pensate di fare un cartellone di un’estate romana con il volontarismo e la frustrazione degli artisti che non hanno un posto dove esibirsi…”. “Vi beate di celebrare la romanità, Pasolini, Fellini, Scola, Verdone, la Magnani”, scrive Raimo, “e dove pensate che si siano formati gli artisti, dove pensate che abbiano cominciato a lavorare? Vi riempite la bocca della Roma alternativa, citate a memoria le battute di ‘Amore tossico’ e ‘Lo chiamavano Jeeg Robot’ ma non avete mai messo piede nel teatro occupato di Ostia o in quello di Tor Bella Monaca…”.

     

    Ed è chiaro che questa è soltanto la prima puntata della guerra scoppiata attorno alla domanda “che cos’è la legalità?” (nel mucchio, c’è anche chi alla legalità abbinerebbe il concetto di ragionevolezza: è davvero tutta arte quella occupata? Non è che forse un controllo di qualità preventivo – pulito, per carità – può servire a evitare il proliferare di sedicenti spettacoli di “interesse culturale” un po’ dubbio?). Candidati avvisati mezzi salvati: il tribunale di Twitter deciderà se fa più paura il Manifesto del Pigneto o la teleferica grillina.

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.