Incubi romani

Marianna Rizzini
Dario Argento al quartiere Monti, i problemi catrame & aiuole del prossimo sindaco (sì, ma chi è?)

    Capita, a volte, di guardare a Roma stando lontano da Roma. E capita che alcuni fatti colpiscano l’occhio come forse non lo colpirebbero dall’interno del Grande raccordo anulare. Segue elenco arbitrario e non esaustivo di notizie romane forse non notevoli ma degne di nota (l’effetto distanza amplifica l’effetto surrealtà, ma il risultato non cambia).

     

    1. La storia che neanche in “Phenomena” di Dario Argento: pare che una storica macelleria del quartiere Monti (via Panisperna) sia stata finalmente raggiunta dagli operatori qualificati del servizio rifiuti speciali. Pare che nella storica macelleria, fallita mesi fa, le celle frigorifere custodissero chili e chili di carne avariata in putrefazione (dopo l’interruzione della fornitura di corrente elettrica) e che questo attirasse non precisati “insetti”. Il particolare raccapricciante è nulla rispetto alla modalità e alle tempistiche del (tardivo?) intervento: pare che il tutto sia venuto alla luce perché gli inquilini dei piani superiori, insospettiti dagli insetti e dall’inevitabile effluvio, temessero di trovarsi inconsapevolmente sulla scena di un “multiplo delitto”. Invece “era solo carne”, hanno detto alcuni. E tocca consolarsi.

     

    2. La storia dei marciapiedi del Lungotevere aggiustati male per i lavori del Giubileo: il sito romafaschifo instancabilmente segnala dettagli di marciapiedi incatramati o decorati di aiuole incongrue. Il Giubileo è iniziato da un pezzo, la guerra con il primo Municipio pure. I cittadini inferociti si sfogano online. E non si riesce a capire quanto davvero il problema catrame & aiuole inciderà sul programma del futuro sindaco.

     

    3. La storia del fantasma di Massimo Bray, ex ministro della Cultura anche noto per essere stato immortalato sulla Circumvesuviana con le cuffiette alle orecchie e l’atteggiamento di quello che se ne infischia dei guasti della Circumvesuviana medesima. Ora Bray è il quasi candidato a sua insaputa (così l’hanno presentato, almeno) della sinistra-sinistra (gauche ma non rive gauche), grazie alla lettera aperta di un gruppo di cittadini non renziani che hanno scritto a Massimo (nomen omen – Bray è da sempre dalemiano organico) al grido di “facce innamora’” e in nome della grande bellezza (di Roma, tanto per cambiare). Non ci si crede? Eppure la notizia più incredibile è l’altra: l’appello a Bray inquieta Sel, che ora si divide tra lui e Stefano Fassina (contenti loro).

     

    4 La storia dei modelli: Guido Bertolaso vuole fare il sindaco sceriffo alla Rudolph Giuliani; Roberto Giachetti il sindaco delle piccole cose alla Petroselli. Si attende lo scontro tra modelli ex-post-vetero (vedi punto precedente).

     

    5. La storia del turismo “famolo strano”: il New York Times si è re-innamorato di Roma, ma non di Roma centro. Al Nyt piace Centocelle. Ovviamente il grande quotidiano cita la “Grande Bellezza”, ma anche qui l’incredibile è nascosto nel dettaglio: tra i posti imperdibili compare il Macro di via Nizza, un tempo museo all’avanguardia e ora classico del malcontento del romano attento allo stato dell’arte (letteralmente, frase tipica: “Il Macro pare disabitato”). Chissà se partirà un altro appello a Bray (a questo giro Sel si divide in tre, si teme).

    • Marianna Rizzini
    • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.