"Più aumenta la CO2, meglio si vive". Il Cato provoca (con numeri e dati) i catastrofisti del clima

Piero Vietti

La Casa Bianca ha fatto sapere ieri che gli Stati Uniti contribuiranno con 3 miliardi di dollari alla creazione di un nuovo fondo internazionale contro i cambiamenti climatici, con l’obiettivo di aiutare i paesi più poveri a difendersi dagli effetti dannosi del riscaldamento globale.

La Casa Bianca ha fatto sapere ieri che gli Stati Uniti contribuiranno con 3 miliardi di dollari alla creazione di un nuovo fondo internazionale contro i cambiamenti climatici, con l’obiettivo di aiutare i paesi più poveri a difendersi dagli effetti dannosi del riscaldamento globale. Se non si porrà un freno alle emissioni di gas serra prodotte dall’uomo, ripetono gli esperti da anni, le temperature globali aumenteranno, causando siccità, inondazioni, disastri naturali, guerre e morti per fame. Via i combustibili fossili, spazio alle energie rinnovabili, e il fatto che per i paesi in via di sviluppo questo significhi rallentare la crescita economica – hai voglia a crescere in fretta partendo da zero a colpi di pannelli solari – passa in secondo piano rispetto alla salvezza del pianeta. 

 

Che i cambiamenti climatici siano reali è un dato di fatto, e quasi nessuno nega una correlazione tra gas serra e innalzamento delle temperature, semmai si discute sul- l’effettivo impatto che tali emissioni hanno sul riscaldamento rispetto ad altre varianti (da quindici anni almeno le temperature globali non aumentano più, mentre la CO2 prodotta dall’uomo continua a crescere). Il clima sulla Terra è sempre cambiato, così come la temperatura globale (giova ricordare sempre che nel Medioevo la Groenlandia era verde ed abitata), ed effettiva- mente negli ultimi 80 anni è aumentata di circa mezzo grado (poco più di quanto è aumentata negli 80 anni precedenti), smentendo però le previsioni più catastrofiste, come quella del famoso scienziato ex Nasa James Hansen, il quale parlava di aumenti fino a 5 gradi in due decadi.

 

Che dietro allo scontro ideologico sul clima ci siano battaglie di lobby non è un mistero, e nessuno è così ingenuo da non sapere che dietro a uno dei think tank americani più attivi a combattere il catastrofismo climatico, il conservatore Cato Institute, ci siano le industrie dei fratelli Koch. Ma poiché i numeri sono numeri, vale la pena di dare uno sguardo a uno studio pubblicato dal Cato due giorni fa, a firma Patrick J. Michaels, ex presidente dell’associazione americana dei climatologi di stato, professore di Scienze Ambientali all’Università della Virginia per trent’anni, nonché autore e recensore dell’Ipcc, il panel di esperti dell’Onu che studia i cambiamenti climatici. Michaels, che si definisce uno scettico del catastrofismo, e non dei cambiamenti climatici, è andato a studiarsi tutti i dati sui morti causati dal clima (siccità, alluvioni, temperature estreme, incendi, tempeste...) dal 1900 a oggi.

 

Quello che emerge è che con il passare del tempo il numero dei decessi è crollato nell’ultimo decennio dell’88,6 per cento rispetto al decennio di picco, gli anni Trenta. Il dato è ancora più significativo se si pensa che la popolazione mondiale è cresciuta parecchio in questi anni e che con il passare del tempo si viene a sapere con maggiore certezza e precisione di disastri di cui mezzo secolo fa nessuno avrebbe saputo. Michaels, che parte dall’evidenza che nella storia dell’umanità non sono mai esistiti periodi considerati troppo caldi, e che semmai per la sopravvivenza il problema è il troppo freddo, fa notare come con l’aumento delle temperature siano diminuiti i morti correlati a disastri climatici, e come ciò sia stato possibile anche grazie allo sviluppo tecnologico, con conseguente emissione di gas serra e utilizzo di combustibili fossili. Una provocazione? Sicuramente. Ma i numeri dimostrano che l’aumento delle temperature non provoca i morti che tanti esperti avevano previsto, scrive Michaels, e fino a prova contraria i fatti sono più concreti delle proiezioni.

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  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.