Le notizie, il flusso e i giornali

Piero Vietti

Sabato ho cercato di identificare su queste pagine la generazione Slow Web. Oggi racconto degli esperimenti di Financial Times e Washington Post, che hanno creato due aggragatori di tweet e notizie che rimandano anche a fonti e siti esterni ai loro.

Sabato ho cercato di identificare su queste pagine la generazione Slow Web, raccontando di come la rete (social network compresi) sia diventata negli anni una corrente infinita in cui tutto scorre senza quasi nessun criterio se non quello della nowness, cioè l'istante: quello che la rete mi propone adesso è ciò che è stato pubblicato adesso, non per forza la cosa più utile o interessante. Con il passare del tempo giornali, utenti e gli stessi social network hanno cercato di frenare, o quanto meno indirizzare, il flusso continuo in cui rischiamo di perderci tutto (Facebook da tempo combatte la giusta battaglia contro i link-esca in stile "non ci crederai mai, clicca qui…"). Algoritmi, spacchettamenti, maggiore intelligenza nella selezione delle fonti sono alcune delle contromisure adottate per non annegare nel flusso.

 

Oggi racconto degli esperimenti di Financial Times e Washington Post, che hanno creato due aggragatori di tweet e notizie che rimandano anche a fonti e siti esterni ai loro. L'idea è diventare un punto di riferimento per i propri lettori anche per le news prodotte da altri. E' ormai folle per una testata pensare di essere l'unico punto di riferimento per i lettori: social network e stream della rete hanno trasformato chi naviga in lettore dalla dieta molto variabile. Così mentre ci sono editori che continuano la loro battaglia scema contro il sistema, c'è chi lo fa diventare proprio alleato (o almeno ci prova), usando la propria autorevolezza per dire che cosa è utile da leggere e cosa no, aiutando chi naviga a non perdersi nel flusso.

 

E forse non è un caso che proprio ieri sia uscita la notizia che Twitter starebbe pensando a un algoritmo in grado di filtrare i tweet come fa Facebook.

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  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.