La scuola non insegnerà più a scrivere a mano

Piero Vietti

E' un bene o un male?

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    Lo stato nordamericano dell'Indiana ha annunciato che da settembre, alla ripresa dell'anno scolastico, le scuole elementari che lo desiderano potranno smettere d'insegnare a scrivere con carta e penna. I piccoli di Indianapolis e dintorni impareranno a scrivere direttamente su una tastiera o sul touch di un tablet. Sarà loro insegnato, con la penna, soltanto a fare la propria firma.

    Appena letta, la notizia impressiona. E nella maggior parte dei casi credo provochi una reazione tipo: "Oh mio Dio, ma dove stiamo andando?", o cose simili. A pensarci bene, come fa in questo articolo che condivido Massimo Introvigne, non è la fine del mondo. Non del tutto, per lo meno. Scrivere  a macchina non vuol dire disimparare a scrivere, vuol dire semplicemente imparare a scrivere in un altro modo da come per secoli l'uomo ha fatto.

    E se ciascuno di voi fa caso alla propria esperienza quotidiana, deve ammettere che usa molto di più la tastiera della penna o della matita. O no? A me personalmente capita di affaticarmi più di un tempo quando devo scrivere qualcosa a mano (certe volte mi sembra addirittura di non riuscire più a scrivere con la stessa fluidità): forse le mie mani si stanno abituando a gesti nuovi, e faticano a ripeterne di più vecchi e faticosi. E' per forza un male questo? Non credo. Nel mio caso, poi, è un bene: ho una pessima calligrafia, e scrivere a computer permette ad esempio di capire quello che ho scritto quando lo rileggo (le m sono delle m, non si confondono con le n, le u o altro). Soprattutto, scrivo molto più in fretta.

    Ecco, forse è proprio questo il punto, come fa notare anche Introvigne: con la tastiera si scrive molto più in fretta, probabilmente si pensa di meno. In effetti quando mi capita di dover parlare da qualche parte, magari in pubblico, mi preparo scrivendo e disegnando schemini a mano su un foglio, perché è l'unico modo che mi permette di concentrarmi su quello che faccio. Per questo, anche se lo faremo molto di meno (i nostri figli e nipoti ancora di più, c'è chi dice che prima o poi smetteremo proprio di farlo), penso che imparare a scrivere a mano sia ancora necessario, anche se non decisivo per la sopravvivenza della specie. Così come studiare il greco e il latino al liceo serve ad "aprire la mente", per usare un luogo comune da Manuale di conversazione, anche se il latino e il greco dopo la terza liceo non si usano più, così l'utilizzo della penna o della matita per buttare giù i nostri pensieri, almeno in età scolare, può servire a crescere gente più riflessiva (che userà meglio la tastiera). E, come scrive Maria Luisa Agnese sul Corriere.it, a non dimenticare del tutto l'italiano.

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    • Piero Vietti
    • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.