Giorgio Almirante (foto LaPresse)

Questa legittima difesa non l'avrebbe votata nemmeno Almirante

Massimo Bordin

Basta paragonare l’allora segretario del Msi a un attuale ministro, detto il Truce, per far provare nostalgia anche al segretario dell’Anpi

Va bene il campo largo ma qui si sta esagerando. Devono aver pensato questo molti elettori del Pd ieri dopo aver letto sui social che il candidato di centrosinistra come governatore della Basilicata, Carlo Trerotola, si era espresso in termini molto favorevoli su Giorgio Almirante. Il candidato ha poi precisato e contestualizzato il senso delle sue parole che forse, in questi tempi così confusi, non meritavano tanta polemica. Piuttosto andrebbe tentato un approfondimento. Non si tratta tanto dell’italiano corretto e variato usato dal leader neofascista, di una certa eleganza lessicale che lo caratterizzava anche nei più aspri momenti di contraddittorio. Basta paragonare l’allora segretario del Msi a un attuale ministro, detto il Truce, per far provare nostalgia anche al segretario dell’Anpi. Non si tratta però forse solo di questo. Se pensiamo a quella che era la linea politica del partito neofascista nella Prima Repubblica bisogna ammettere che nelle proposte concrete il massimo di riforma costituzionale toccato, e stigmatizzato all’epoca come eversivo dall’“arco costituzionale”, fu la proposta di un sistema presidenziale. Certo ci fu anche una raccolta di firme a favore della pena di morte ma ebbe scarso successo e non insisterono più di tanto. Ci fu violenza e anche morte ma i tempi non ne dettero l’esclusiva all’estrema destra e Almirante cercò di distanziarsene. Senza nostalgia dunque viene da chiedersi cosa sia successo in questo paese per arrivare a veder votare dal Parlamento una legge sulla legittima difesa che nemmeno Almirante aveva mai proposto e soprattutto nessuno avrebbe mai votato.

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