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Perché non stupisce la presa di distanza di Paul Ginsborg dal M5s

Massimo Bordin

Per il padre dei Girotondi e del Popolo viola "la modestia della proposta dei grillini è ora molto evidente"

Ricompare il professore Paul Ginsborg con un’intervista al Fatto quotidiano. In fondo lo storico inglese può vantare, se non direttamente la genesi, una certa ascendenza rispetto al movimento grillino ma di fatto l’intervista serve a Ginsborg per prenderne con sussiego le distanze. “La modestia della loro proposta è ora molto evidente” sostiene, aggiungendo di essere stato sempre scettico sulla capacità del M5s di creare una politica diversa. Il movimento, dice il professore, si muove all’interno di una politica politicante.

 

Una scomunica che non stupisce. In fondo i suoi girotondi e il suo “popolo viola” avevano perso il treno a vantaggio del più truce movimento del vaffanculo che ci ha portato al governo del Truce con la maiuscola. A ben pensarci l’avvicendamento è stato il segnale premonitore di una scollatura fra élite, o sedicenti tali, e “popolo”. Un certo risentimento è spiegabile, mentre apparirebbe velleitario il tentativo di riacciuffare il treno in corsa, esercizio che per la verità il professore non sembra tanto intenzionato a praticare, limitandosi sdegnosamente a mettere agli atti la sua netta presa di distanza. Ginsborg resta ancorato a una sua personalissima ricostruzione della sinistra italiana e soprattutto a una visione della magistratura come lucida forza cui sola si deve la sopravvivenza della nostra democrazia. Inevitabile pensare che le sue parole abbiano qualche relazione con l’esito delle primarie del Pd, anche se è possibile che il distratto professore ancora una volta perda il treno.

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