Più amori che delitti nei nuovi gialli italiani

Massimo Bordin

Crescono di libro in libro le pagine dedicate ai tormenti di cuore dei protagonisti dell'hard boiled nostrano. A soffrirne è l’incastro della trama

Le proposte natalizie in libreria sono le più varie e per i regali frettolosi il settore dedicato ai gialli offre soluzioni rapide e sicuro anche se moderato effetto. Da tempo, grazie soprattutto a Sellerio ed Einaudi, ci sono autori italiani che con uscite cadenzate nel corso dell’anno sono riusciti a creare una sorta di dipendenza nei loro lettori. Due nomi in particolare: Antonio Manzini e Maurizio De Giovanni.

 

Il vicequestore Rocco Schiavone e il commissario Ricciardi sono personaggi notevoli non c’è che dire, anzi a pensarci bene qualcosa da dire c’è. Le regole del giallo classico impongono una trama che con passaggi quasi matematici porti il lettore ad appassionarsi sulla soluzione. La ricerca del colpevole è il motivo che porta ad avanzare nella lettura. L’hard boiled americano ha innovato a suo tempo con il realismo sociale a fare da sfondo. Da allora molte sono state le varianti possibili. Nel successo dei nuovi giallisti italiani se ne intravede una particolarmente rischiosa.

 

Crescono di libro in libro le pagine dedicate ai tormenti del commissario Ricciardi nel suo complicato rapporto con l’occhialuta dirimpettaia mentre il vicequestore Schiavone in molte pagine punta a mettere ordine nella sua più che disastrata vita affettiva piuttosto che nella ricerca del colpevole. A soffrirne è l’incastro della trama. Elementi essenziali ma di contorno prendono il sopravvento e al lettore può venire in mente di non ricordare la fidanzata di Philip Marlowe o rimpiangere il discreto e poco invasivo rapporto fra il commissario e la signora Maigret. Il rischio ormai dietro l’angolo è una nuova tendenza nel giallo italiano. La tendenza Liala.

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