Antonio Ingroia (foto LaPresse)

La scorta a Ingroia e le prime pagine dei giornali

Massimo Bordin

La protezione al minacciato non può essere oggetto di polemica ma solo di efficiente predisposizione o mantenimento

Questa rubrica non ha risparmiato critiche, e anche ironie, ad alcuni pm palermitani su molti aspetti della loro attività. Su un aspetto però, pur criticando alcune evidenti esagerazioni dei loro supporter e qualche piaggeria dei collaboratori di giustizia, non si è mai obiettato. Qui si è sempre scritto che nessuna precauzione andava trascurata e le scorte ai dottori Ingroia e Di Matteo dovevano essere mantenute al miglior livello possibile. Non per fair-play ma semplicemente perché è giusto così.

 

In caso di minacce mafiose, anche nel dubbio, la scorta al minacciato non può essere oggetto di polemica ma solo di efficiente predisposizione o mantenimento. Il fatto che ad Antonio Ingroia, divenuto avvocato da procuratore aggiunto, sia stata revocata la scorta non può che essere considerato un errore da rimediare. Ciò non toglie che ieri la notizia su tutte le prime pagine, commentata in un modo o nell’altro, fosse nelle parole pronunciate dal ministro bullo contro Saviano e nella risposta dello scrittore. Solo un giornale, il Fatto quotidiano, l’ha trascurata per fare in prima pagina un vistoso titolo sulla revoca della scorta a Ingroia, avvenuta ai tempi del precedente governo ma ieri riproposta con evidenza. Hashtag #eallorailPD?

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