Il "mistero" su Aldo Moro, quarant'anni dopo

Massimo Bordin

Cinque processi e svariate commissioni parlamentari hanno condannato i colpevoli e ricostruito gli eventi. Ma non è bastato a fermare le versioni alternative

Ricorre oggi il quarantesimo anniversario dell’uccisione di Aldo Moro dopo i suoi giorni di prigionia, iniziati il 16 marzo con l’eccidio di via Fani. Tutti gli avvenimenti relativi al sequestro compresi in quell’arco temporale sono stati passati al setaccio per quarant’anni. Non è servito che a un certo punto uno storico come Ernesto Galli della Loggia ricordasse come nessun atto cruento di una certa complessità, anche protrattosi per meno di 55 giorni, sia stato chiarito in tutti i suoi dettagli. A qualche zona d’ombra è necessario rassegnarsi, purché la dinamica dell’evento sia nitidamente leggibile. Nella vicenda Moro cinque processi e svariate commissioni parlamentari hanno condannato i colpevoli e ricostruito gli eventi. Quelle che tuttora impazzano sono versioni alternative a quella ricostruzione alla quale si rifiuta di credere. Altri paesi in quegli anni ebbero che fare con un tipo di terrorismo analogo a quello italiano: la Germania e in misura minore la Francia. A nessun tedesco o francese venne in mente che quelle vicende nascondessero altro da quello che appariva. Il terrorismo di sinistra in Italia fu molto più esteso, coinvolse molti più gruppi, fece molte più vittime e molti di più furono gli arrestati le cui biografie divennero note. Per di più, avevano preceduto e seguirono la vicenda Moro altre azioni militari contro scorte e altri sequestri di persona senza suscitare dubbi sull’identità e il movente degli autori, appartenenti a gruppi anche meno organizzati delle Br, come ad esempio Prima Linea. Solo per il sequestro Moro si discute ancora di killer ’ndranghetisti e servizi segreti stranieri. Il “mistero” sta qui.

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