25-04-1956, Giuseppe Saragat commemora l'anniversario della Liberazione del 25 aprile 1945 (foto LaPresse)

Rimpianti per quel tentativo di costruire una sinistra diversa

Il 25 aprile celebrato a Roma si presta a molte considerazioni di stretta attualità politica

Il 25 aprile celebrato ieri a Roma si presta a molte considerazioni di stretta attualità politica, per esempio la presenza in piazza del segretario reggente del PD Martina che girava fra i capannelli di presumibili vecchi iscritti che lo apostrofavano con espressioni del tipo “Bel casino che avete combinato!” e molto umilmente stava ad ascoltare argomentazioni non sempre articolate e rettilinee. Oppure il discorso dal palco della sindaca Raggi che, anche lei con inaspettata umiltà, deprecava l’assenza della comunità ebraica e della rappresentanza della Jewish Brigade addebitandola in gran parte a un deficit di capacità di comprensione da parte della giunta. Qualche sciocco ha fischiato e sventolato bandiere palestinesi, tanto per rappresentare l’esistenza del problema e il motivo dell’assenza. Le classi di età dei presenti erano sostanzialmente due, quella sopra i 65 e quella sotto i 30 che è arrivata in corteo con bandiere, stereo e un fumogeno rosso. In piazza c’erano banchetti che vendevano magliette con scritto sopra ”Antifa” o “Stalingrad” oppure libri e opuscoli. Chi scrive si è quasi commosso nell’acquistare un libro di Leo Solari su “I giovani socialisti nel crocevia degli anni 40”. Solari racconta la storia non solo sua ma di Giorgio Ruffolo e di Sergio Milani a Roma, di Livio Maitan a Venezia e di tanti altri che si opposero al frontismo con il PCI e parteciparono alla scissione di Saragat, per poi tornare insoddisfatti nel partito originario quasi tutti. Fu uno dei tentativi più generosi di costruire una sinistra diversa da quella che poi ha caratterizzato la Repubblica. Fu un tentativo vano, forse velleitario, ma, visti i risultati del realismo politico, come non rimpiangerlo?

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