Piercamillo Davigo (foto LaPresse)

Il pensiero schiettamente reazionario di Davigo

Massimo Bordin

Il magistrato non si smentisce e gioca con parole e concetti citando Hobbes. Rimettiamo nel cesto il serpente tentatore

Piercamillo Davigo è sicuramente abile, una mente speculativa ragguardevole al servizio di un pensiero schiettamente reazionario, che non si smentisce nell’intervista di ieri a Liana Milella su Repubblica in cui citando Hobbes gioca con le parole e i concetti. Agente provocatore è un modo di definire chi si muove in un’operazione sotto copertura, dunque un infiltrato. Logico che debba commettere reati ma nessuno se ne scandalizza. Operazioni del genere se ne fanno nei confronti delle organizzazioni del traffico di droga e sono regolamentate dalla legge.

 

Perché non fare lo stesso sulla corruzione? L’unica spiegazione è che si vogliono difendere i corrotti. Questo il ragionamento del dottore Davigo. Abile. Ma non funziona lo stesso. Lo spaccio di droga esige una organizzazione più o meno complessa, nella sua fase più elementare l’infiltrato non serve. Si legge sui giornali “Offre droga a un poliziotto. Arrestato”. Avete mai letto “Accetta soldi da un poliziotto in cambio di una dose di droga”? Soprattutto, l’operazione sotto copertura nasce nei confronti di una organizzazione già operante, l’infiltrato, lo dice la parola stessa, non provoca la nascita del reato ma si insinua nelle sue pieghe. Può farlo anche in vicende di corruzione come dimostra il caso della Tav Roma-Napoli, qui già citato. Altra cosa è testare l’onestà di un singolo che nulla di male sta facendo. Rimettiamo nel cesto il serpente tentatore, come è stato già scritto.