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Le novità nel processo per l'omicidio di Fragalà

Massimo Bordin

Pesa una decisione della Cassazione

Mentre nell’aula della Corte di assise palermitana viene ascoltato il principale teste d’accusa nel processo per l’omicidio dell’avvocato ed ex parlamentare Enzo Fragalà, la Corte di cassazione ha confermato la decisione del tribunale del riesame, risalente a marzo dell’anno scorso, di respingere la richiesta di scarcerazione per uno dei sei imputati. Le motivazioni, rese pubbliche ieri, definiscono logica la ricostruzione dell’accusa fondata, oltre che sulle dichiarazioni del collaboratore di giustizia, ritenute attendibili, anche su riscontri degli investigatori.

   

Nella loro decisione i giudici della Cassazione si pronunciano indirettamente anche sul movente prospettato da Francesco Chiarello, il pentito, che racconta come la decisione fosse stata presa dai mafiosi sulla base del comportamento del penalista. Fragalà aveva consigliato, con ineccepibile deontologia professionale, a un suo assistito accusato di un reato di mafia l’ammissione parziale delle sue responsabilità. Si avvalora anche, nelle motivazioni della decisione, il racconto di Chiarello a proposito del superamento del mandato ricevuto dagli esecutori materiali dell’aggressione, incaricati di limitarsi a pesanti percosse.

  

Se da un lato questo può apparire uno spiraglio per la difesa a proposito di determinazione della pena, almeno per alcuni degli imputati, rafforza la tesi accusatoria fondata sulla matrice mafiosa del delitto che qualcuno aveva messo in dubbio ritenendo incredibile che la mafia non avesse fatto uso di armi da fuoco. Il peso sul processo di questa decisione della Cassazione è dunque significativo.

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