Emma Bonino e Giuliano Pisapia (foto LaPresse)

I conti che non tornano nella trattativa di Bonino e Pisapia con il Pd

Massimo Bordin

Fidarsi dei sondaggi oggi è rischioso. Ma una tendenza è chiara: comunque andranno le elezioni i Democratici eleggeranno meno parlamentari di quelli uscenti 

Cominciano ad apparire elaborazioni di sondaggi che provano a tradurre in seggi parlamentari le percentuali di voti presunte. Operazione senza dubbio rischiosa ma forse di qualche utilità per meglio capire alcuni aspetti della fase complicata di costruzione delle liste e delle loro alleanze. Naturalmente il rischio principale sta nella determinazione di intenzioni di voto in un momento in cui le elezioni non sono ancora convocate, le liste non sono depositate, perfino i simboli sono in fase di definizione così come i programmi. Va aggiunto che si voterà con un sistema del tutto nuovo che fa interagire voto maggioritario e voto proporzionale nel calcolo dei seggi da assegnare. Per esempio, nel computo dei seggi assegnati col proporzionale, va calcolato che i voti ottenuti nel maggioritario anche dai non eletti possono riversarsi, sia pure con un calcolo complicato, nella quota proporzionale. Ne consegue che si può ottenere un qualche arrotondamento del numero degli eletti anche se si perde in tutti i collegi uninominali. L’utile che oggi si può ricavare dai sondaggi non sta tanto nelle cifre in sé delle percentuali quanto nelle loro variazioni che indicano una linea di tendenza, al netto del margine di errore del tre per cento circa. L’operazione più interessante però riguarda proprio l’assegnazione dei seggi per quanto aleatoria possa essere. Si vede così nel modo più chiaro come, in assenza di premi di maggioranza, nel caso del Pd il saldo fra uscenti e nuovi eletti sarà comunque negativo. E’ bene ne tengano conto in particolare Bonino e Pisapia nelle loro trattative.

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