Che succederà dopo le elezioni?

Massimo Bordin

Va considerato come il nuovo sistema elettorale non preveda premi di maggioranza. Dunque Di Maio già sostiene che, se il M5s sarà il partito più votato, l’incarico gli toccherà di diritto

Nell’elenco dei temi politici della settimana che si chiude, può senz’altro avere peso adeguato l’attenzione posta da molti giornali a quello che succederà dopo le elezioni. Non è banale concentrarvisi fin da ora perché stanno riaffiorando questioni, la maggior parte delle quali infondate, che contribuirono ad avvelenare l’inizio della legislatura che ora volge al termine. Vi ricordate forse la polemica del M5s quando si autoproclamò come lista più votata e, in virtù di questo, pretendeva, come un diritto, la designazione da parte del Quirinale di uno di loro a presidente incaricato. Il Pd fece notare che il risultato elettorale aveva conferito alla coalizione della sinistra un premio di maggioranza e dunque logica voleva che l’incarico toccasse a un esponente del partito più forte di quella coalizione. L’argomento aveva una sua forza cui si aggiungeva il risultato delle singole liste, completo dei dati nei collegi esteri, grazie ai quali il Pd sopravanzava il M5s. Fine dell’agitazione grillina che sul tema era rimasta senza argomenti. Si passò ad altro. Oggi però, quando il problema riaffiora, va considerato come il nuovo sistema elettorale non preveda premi di maggioranza. Dunque Di Maio già sostiene che, se il M5s sarà il partito più votato, l’incarico gli toccherà di diritto. Naturalmente non sta scritto da nessuna parte e non risulta da nessuna prassi consolidata. Di Maio sbandiera un diritto inesistente. E’ meglio chiarirlo per tempo. Manca solo che dalle fantasiose lamentazioni per “il presidente non eletto” si passi a quelle per “il presidente non incaricato”.

Di più su questi argomenti: