Rosi Bindi (foto LaPresse)

L'istruttivo scambio di battute tra Bindi e Santi Consolo sul 41 bis

Massimo Bordin

La presidente della Commissione antimafia a colloquio col direttore del dipartimento penitenziario del ministero di Giustizia

Lo scambio di battute fra il direttore del dipartimento penitenziario del ministero di Giustizia, Santi Consolo, sentito dalla commissione parlamentare Antimafia, e la presidente Rosi Bindi, è stato ieri assai istruttivo. A proposito di una circolare del Dap sulla corretta applicazione del 41 bis, la presidente ha interpellato il direttore con queste parole: “La commissione non è stata sentita, in maniera preventiva, prima dell’emanazione della circolare e forse poteva essere sentita, anche perché avevamo aperto una inchiesta proprio sull’applicazione del 41 bis. Ora possiamo sperare che le eventuali segnalazioni che potranno venire da questa commissione saranno recepite o almeno prese in considerazione?”. Il tono usato dalla presidente, oltre che il merito della sue parole, ha fatto scendere la temperatura di qualche grado nella sala di palazzo S. Macuto. La questione è seria. Il Dap è un organo dell’esecutivo, la commissione invece risponde al Parlamento. Può audire chi meglio crede ma non ha alcun titolo per dare ordini ai membri e ai funzionari del governo. Il suo interlocutore, per proposte e suggerimenti legislativi, è il Parlamento. L’esecutivo non ha alcun obbligo di sentire preventivamente la commissione prima di emettere una circolare, che naturalmente la commissione ha il diritto di criticare. Malgrado il gelo, il direttore Consolo non si è scomposto e la sua risposta è stata strepitosa: “Prima di emanare una circolare io la mando al capo di gabinetto del ministero. Le posso promettere che se c’è una richiesta e la valutiamo positivamente come modifica, la trasmetteremo al gabinetto del ministro, che valuterà a chi trasmettere la circolare”. Che dice il ministro?

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