Il pm Nino Di Matteo. Foto LaPresse/Guglielmo Mangiapane

Va in scena l'ultima stagione della serie “La Trattativa”

Massimo Bordin

I cali d’ascolto sono notevoli, anche i press agent più zelanti sembrano aver rinunciato a spingere il prodotto. Ma nell’aula bunker dell’Ucciardone è tutto pronto per il 20 ottobre 

Il 20 ottobre, dunque fra una settimana, ci sarà l’inizio della ultima stagione della serie “La trattativa”. Non su Sky o Netflix ma nell’aula bunker dell’Ucciardone. I cali d’ascolto sono notevoli, anche i press agent più zelanti sembrano aver rinunciato a spingere il prodotto, e la mossa degli sceneggiatori appare a un tempo estrema e banale. Verrà ascoltato Giuseppe Graviano, il capo mafia che, secondo il pentito Spatuzza, parlò, a un tavolo di un bar di via Veneto, dei rapporti fra cosa nostra e Berlusconi mentre Forza Italia ancora doveva vincere le elezioni. L’interrogatorio partirà dai colloqui registrati in carcere, al 41 bis, fra il capo mafia e un altro detenuto. La loro spontaneità è dubbia, visto che i due mafiosi mostrano nelle intercettazioni di essere coscienti dell’altissima probabilità che le loro parole siano registrate, ma tanto basta. Il rilancio tentato dalla procura di Palermo, o meglio dalla sua sezione antimafia, riporta tutto su Berlusconi e i mandanti esterni delle stragi, dopo che le altre strade imboccate nell’indagine dibattimentale si sono rivelate vicoli ciechi. Se andrà male anche in questo caso, resterà comunque un forte impatto elettorale. Resta il rischio, non lieve, che Graviano, com’è suo diritto, si avvalga della facoltà di non rispondere perché imputato in procedimenti connessi. A quel punto non resterà altro da fare che ritornare nei vicoli ciechi e vedere di chiudere in qualche modo.

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