Bersani, Errani e Pisapia a Ravenna (foto LaPresse)

L'epilogo della sinistra a sinistra del Pd è già scritto

Massimo Bordin

Errani difende D'Alema e attacca Pisapia. Che replica: “Se ritieni che quello ‘divisivo’ sia io vorrà dire che farò un passo di lato”. E pensare che Bersani ce l'aveva messa tutta per aprire pertugi e smussare angoli

Il povero Bersani ce l’aveva messa tutta, con il suo famoso cacciavite, ad aprire pertugi e smussare angoli ma l’ultima parola se l’è presa Vasco Errani e in fondo gli spettava, un po’ perché è tornato alla politica di partito da poco e molto perché a Ravenna è il padrone di casa. E’ stato così che il certosino lavoro dell’artigiano di Bettola è franato in pochi minuti. E’ bastato che la appassionata orazione di Errani, sulla assoluta necessità di valorizzare Massimo D’Alema, si concludesse, fra gli applausi, con una pesante stoccata a Giuliano Pisapia che gli stava di fronte: “Il fatto che tu possa essere il leader non vuol dire che sei tu il capo”. Anche una persona elegante e paziente come Pisapia non poteva fargliela passare e qui vi si è già raccontato che l’ex sindaco non è poi così mite come può apparire. Infatti gli ha subito risposto: “Va bene. Se ritieni che quello ‘divisivo’ sia io e non D’Alema, vorrà dire che il passo di lato lo farò io e non lui. E tu farai il leader”. Ci sarebbe stata bene anche una frase di commiato tipo “Auguri a tutti” ma Pisapia è comunque un gentleman e sa dove fermarsi. Doveva essere la serata del dialogo riannodato, è finita a pesci in faccia. Le conseguenze si sono viste ieri. Pisapia ormai è trattato dal Manifesto, un tempo giornale amico, come un agente renziano nelle file della sinistra, mentre nella “Ditta” i dalemiani sospettano Bersani di subdolo doppiogiochismo solo perché ha taciuto invece di supportare Errani. La prossima settimana si arriverà all’inevitabile epilogo. In fondo, la fine è nota.