Stato-mafia, continua la deposizione di Massimo Ciancimino (foto LaPresse)

La notizia più significativa dell'udienza sulla trattativa stato-mafia

Massimo Bordin

È praticamente certo che la requisitoria e le arringhe, ovvero la fase finale del processo di primo grado, non inizieranno prima del 2018. Ecco che cosa significa

Alla fine dell’udienza, a protestare garbatamente sulla dilatazione dei tempi del processo è stata la sola difesa di Nicola Mancino ma intanto il processo sulla cosiddetta trattativa, ripreso ieri dopo la pausa estiva, è riconvocato fra tre settimane. Se ne riparlerà a metà ottobre, in attesa della perizia sulle oltre cinquemila pagine di trascrizione delle intercettazioni in carcere, in regime di 41 bis, dei colloqui tra Giuseppe Graviano e il suo compagno di detenzione, in cui il capo mafia cita Silvio Berlusconi a proposito delle stragi del 92-93.

 

Il momento più importante dell’udienza di ieri è stato forse precedente a essa, quando la corte non aveva fatto ancora il suo ingresso in aula e il procuratore aggiunto Teresi, insieme al pm Di Matteo, è andato a parlare con il presidente Montalto. Oggetto del colloquio, con ogni probabilità, i tempi del processo alla luce delle richieste dell’accusa, accolte nell’ultima udienza di giugno, di acquisizione delle intercettazioni di Graviano e di una sua successiva escussione come teste, dalla quale possono nascere nuove esigenze di approfondimenti.

 

È praticamente certo che la requisitoria e le arringhe, ovvero la fase finale del processo di primo grado, non inizieranno prima del 2018. La conseguenza pratica sarà a favore del principale teste d’accusa, Massimo Ciancimino che vedrà prescritta l’accusa di calunnia, che lo ha portato sul banco degli imputati, nei confronti dell’ex capo della polizia Gianni De Gennaro è questa a ben vedere la notizia più significativa dell’udienza di ripresa autunnale del processo senza fine.

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