LaPresse/Guglielmo Mangiapane

Il ritorno all'antico della Trattativa

Massimo Bordin

Oggi riprende il processo e si cerca una fine che salvi l’immagine dei suoi ideatori. Torna l’idea di riaprire il capitolo di Berlusconi

Oggi riprende nell’aula bunker dell’Ucciardone il processo sulla cosiddetta trattativa. Un oggetto indistinto, o meglio multiforme, che cambia secondo l’angolo di osservazione, argomento piuttosto che capo di imputazione, attribuzione di uno stato d’animo materializzata in oggetto d’indagine, un equivoco che ne genera altri in un groviglio di vicoli ciechi, divenuto per certi pm palermitani, l’intrigo centrale, l’alfa e l’omega dell’interpretazione di 20 anni di storia della mafia, dunque, secondo i criteri interpretativi degli Ingroia e degli Scarpinato, della storia del nostro paese. Questo è stata la “trattativa” per diversi anni, almeno tre lustri. Bene. La novità è che l’intrigo centrale in questo inizio d’autunno finisce sullo sfondo. Troppi flop processuali ne hanno ridotto l’impatto e il grande processo riassuntivo, avviato comunque a una mesta prescrizione, deve in qualche modo trovare una fine che salvi l’immagine dei suoi ideatori. Questo in sostanza è andato a dire alla commissione parlamentare antimafia il dottore Antonino Di Matteo. L’operazione è già cominciata, discretamente, con slittamenti progressivi di attenzione, ora riassunti e messi in fila da Di Matteo nella parte secretata della sua audizione. Si torna all’antico, si riapre la caccia ai “mandanti esterni” delle stragi del ’92-93, infruttuosa da un quarto di secolo. Ci sono novità? No. Siamo ancora alle cose già passate per molti processi, ma ritorna l’idea di riaprire il capitolo di Berlusconi “mandante esterno” per eccellenza e questa mattina nell’aula bunker il processo riprenderà in questo clima.

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