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I dubbi che fa sorgere il caso Consip

Massimo Bordin

Esiste una sorta di struttura parallela, e illegale, nell’Arma? Un sospetto da fugare, speriamo. Ma con la massima urgenza e trasparenza possibile

Non c’è solo la notizia che riguarda il pm Henry John Woodcock a movimentare e rovesciare il quadro dell’inchiesta Consip. C’è dell’altro che già si trovava sui giornali di ieri prima che nel pomeriggio si diffondesse la notizia della iniziativa della procura di Roma nei confronti del loro collega napoletano e della giornalista Federica Sciarelli. Nel traffico delle mail dell’ormai famoso capitano Giampaolo Scafarto i pm romani hanno trovato intercettazioni girate al servizio segreto estero, l’Aise, non solo relative alla indagine Consip e al padre di Renzi ma anche a un dirigente dei sevizi, Marco Mancini che non risulta indagato nella vicenda. Il problema però non sta tanto nella palese violazione del segreto quanto nella possibile identità del destinatario finale, un non meglio precisato “capo”. All’Aise lavora attualmente il colonnello Sergio De Caprio, il capitano “Ultimo” che dal Ros era passato al comando del Noe, fino a quando nel 2015 venne pubblicata la telefonata fra Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Adinolfi, intercettata nell’ambito di un’altra inchiesta del pm Woodcock gestita operativamente dal Noe. Fu allora che De Caprio venne rimosso dal comando del nucleo. Le nuove mail trovate trovate a Scafarto levano ogni ragionevole dubbio sulla possibilità di un errore nel verbale che lo ha fatto indagare ma ne fanno sorgere un altro. Esiste una sorta di struttura parallela, e illegale, nell’Arma? Una sorta di super-Noe? Un dubbio da fugare, speriamo. Ma con la massima urgenza e trasparenza possibile.

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