Giuliano Pisapia (foto LaPresse)

Le richieste ambiziose degli scissionisti Pd

Massimo Bordin

Con simili strateghi non si può non provare umana solidarietà per il povero Pisapia

Vogliono un centrosinistra, in cui loro rappresentino la sinistra e il Pd, partito aderente al Pse, il centro. Hanno anche aggiunto che non accetteranno atteggiamenti egemonici da parte del Pd, quotato nei sondaggi intorno al 30 per cento, pur se dotati di un consenso elettorale attualmente stimato al 3 per cento circa. Infine hanno messo in chiaro che una loro alleanza col Pd è possibile solo se a guidare i democratici non sia Matteo Renzi, recentemente rieletto segretario del partito con circa il 70 per cento dei voti. Questa la linea ambiziosamente elaborata dal Mdp di D’Alema, Bersani e Speranza nel convegno tenuto a Milano nel fine settimana. E’ comprensibile che l’ospite d’onore, il malcapitato Giuliano Pisapia, abbia molto faticato a imbarcarsi in questa avventura, concedendo nulla di più di un nuovo appuntamento per costruire una “officina politica”, guardandosi bene dal definire liste elettorali. In una assemblea di ex comunisti almeno i più anziani avrebbero dovuto sapere che Lenin, che era un grande tattico, raccomandò ai suoi compagni italiani di “dividersi da Turati e poi allearsi con lui”. E’ vero che non gli dettero retta, limitandosi alla scissione, ma è anche noto come andò a finire. Roberto Speranza, che non è Lenin, ieri ha ulteriormente precisato la strategia con una intervista al Fatto. Il suo partito guarda al “popolo del No” ed è pronto a negare la fiducia al governo creando quell’incidente di percorso utile a Renzi per anticipare le elezioni. Con simili strateghi non si può non provare umana solidarietà per il povero Pisapia.