Giudici della Corte di Cassazione (foto LaPresse)

Firmare per la separazione delle carriere fra giudici e magistrati dell'accusa

Massimo Bordin

L’obiettivo è ormai antico. Le camere penali ci riprovano

Procede la raccolta di firme promossa dagli avvocati della Unione delle camere penali, con il sostegno del Partito Radicale, con l’obiettivo della separazione delle carriere fra giudici e magistrati dell’accusa. L’obiettivo è ormai antico. Già negli anni Ottanta i Radicali e gli avvocati delle camere penali ponevano quell’obiettivo come un passaggio fondamentale per la riforma della giustizia nel nostro paese. La politica della Prima repubblica si defilò, timorosa della contrarietà della Anm. Dell’associazione, ma non di molti singoli magistrati che mostrarono un atteggiamento aperto sulla questione. Il più autorevole fra loro fu Giovanni Falcone. Una occasione forse irripetibile si era presentata alla fine degli anni Novanta con un referendum radicale, insieme ad altri, forse un po’ troppi, che avrebbe potuto ottenere il risultato se solo Berlusconi avesse mobilitato il suo partito, allora molto più forte di quanto sia oggi. E paradossalmente propria quella forza fu esiziale per il raggiungimento dell’obiettivo. Il Cavaliere, che probabilmente non si fidava di Pannella, sicuramente ricambiato, sostenne che bastava aspettare ancora poco, poi, una volta vinte le elezioni politiche, ci avrebbe pensato lui da presidente del Consiglio. Fu presidente ma non se ne fece nulla. Oggi le camere penali ci riprovano, ma certo è cosa difficile. Io comunque ho firmato.