Orlando e l'eredità “der bananaro”

Massimo Bordin

Il ministro ha annunciato la sua candidatura alla segretaria del Pd da una sezione del Pci romano che ha resistito alla lunga crisi della sinistra

Il circolo Pd dal quale Andrea Orlando ha deciso di lanciare la sua candidatura a segretario del partito è una delle sezioni del Pci che hanno resistito alla lunga crisi della sinistra. Il quartiere dove si trova è nato nel Dopoguerra del boom, come pazzesco agglomerato di cemento all’interno di un’ansa del Tevere fra la basilica di S. Paolo e il vecchio porto fluviale. E’ una zona di Roma quasi completamente priva di verde con una altissima densità abitativa e un interessante melting-pot sociale. Costruito sull’inurbamento post bellico dalle regioni vicine, inizialmente popolare poi anche piccolo borghese. Negli anni Settanta la sezione era retta dal proprietario di un bancone di frutta ai mercati generali che stavano dall’altra parte del Tevere in via Ostiense. Il segretario di sezione era detto “er bananaro” ed era un abilissimo diffusore dell’edizione domenicale dell’Unità. Gli iscritti erano artigiani, operai delle piccole fabbriche che ancora resistevano ai confini delle distese di palazzoni, e quel “popolo” un po’ indefinito che caratterizza la periferia romana. Nel 1994 la composizione sociale era un po’ cambiata ma non tanto. A Roma le elezioni che videro il trionfo di Berlusconi furono un disastro terrificante per la sinistra che perse praticamente ovunque, anche dove non aveva mai perso, da S.Lorenzo al Quarticciolo. “I progressisti” di Occhetto vinsero in un solo collegio, dove alla Camera passò Giovanna Melandri e al Senato la verde Carla Rocchi. L’unico puntino rosso nel grafico dei collegi della capitale. Quello della sezione “Porto Fluviale”. Chissà se al ministro Orlando, che è di La Spezia, l’hanno raccontato. Credo di sì.

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