Beppe Grillo (foto LaPresse)

Perché è inutile controbattere alla proposta di Grillo sulla stampa

Massimo Bordin

Il comico propone giurie popolari sorteggiate per verificare l’attendibilità e la correttezza delle notizie a stampa

Ieri l’altro era stata la giornata del garantismo inteso come sistema dove il garante fa come gli pare, ieri c’è stata la scoperta di un nuovo strumento di democrazia diretta, da un comico: le giurie popolari sorteggiate per verificare l’attendibilità e la correttezza delle notizie a stampa. Non è chiaro se il riferimento sia a un tribunale del popolo o a quello di Biscardi, il fatto che i direttori, si è tenuto a precisare, dovranno “stare a capo chino” in attesa della sentenza, farebbe propendere per la prima ipotesi. Quello che pare sicuro è che Grillo voglia più che mai “buttarla in caciara”, come direbbe la sorella della senatrice Taverna, che è la polemista più affilata di tutto il Movimento. A giudicare dalle agenzie di stampa c’è chi, a destra come a sinistra, intende rispondere, controbattere, contro dedurre. Pare francamente eccessivo, un fatica inutile, almeno per due motivi. Intanto perché il sistema dell’informazione è largamente indifendibile. Nel merito si può dire ben poco a suo favore. Quanto al metodo, ormai che altro deve dire Grillo per mostrare quanto tenda a ispirarsi a modelli da stato totalitario? Allora bisogna, stavolta sul serio, denunciare e combattere il rischio della famosa “svolta autoritaria”? Forse sarebbe bene cominciare a parlarne, rovesciando completamente lo schema proposto dai soi disant difensori della Costituzione, ma in ogni caso difficilmente sarà Grillo il vero pericolo per la democrazia. I regimi autoritari si insediano conquistando il consenso con l’efficienza. Non pare proprio il caso della sindaca Virginia Raggi. Bisogna preoccuparsi di quello che verrà dopo costoro.

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