Matteo Orfini (foto LaPresse)

Matteo Orfini e la svolta sulla legge elettorale

Massimo Bordin

Garantisce il suo impegno in nome della disciplina di partito. “Noi non siamo come la minoranza di Bersani”, dice praticamente

La partita sulla data delle future elezioni si gioca con diverse e complicate variabili. E’ certo comunque che il problema della legge elettorale, se non decisivo, non può comunque essere aggirato. Qualcosa si dovranno pure inventare. Intanto da ieri ci sono novità. L’intervista di Matteo Orfini che disciplinatamente si impegna a sostenere la linea del segretario Renzi a favore del Mattarellum è fra le novità, quella più significativa. Era stato proprio il presidente del Pd, nel corso dell’ultima direzione del partito, a rintuzzare la proposta di Sandra Zampa che chiedeva di riconsiderare il sistema elettorale adottato nel 1994. “Non possiamo mettere a fondamento della Terza repubblica il pilastro della Seconda”, era stata la risposta di Orfini, quasi sprezzante. Ora, dopo la presa di posizione di Renzi all’ultima assemblea nazionale, Orfini garantisce il suo impegno in nome della disciplina di partito. “Noi non siamo come la minoranza di Bersani”, dice praticamente Orfini, che peraltro è pur sempre il presidente del partito. Eppure il tipo di obiezioni che sia lui che il ministro Andrea Orlando, l’altro leader della corrente dei “giovani turchi”, avevano avanzato, non riguardavano solo la tattica o l’opportunità della scelta ed echeggiavano alcune robuste perplessità in merito avanzate da Giorgio Napolitano. L’intervista è sicuramente un fatto nuovo, si potrebbe parlare di una svolta ma non è detto che la questione si chiuda qui. Anche perché la legge elettorale non la potrà fare il Pd da solo.

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