L'aggettivo “roboante” e il caso Moro

Massimo Bordin

Il vocabolario Zanichelli fissa così il significato figurato dell’aggettivo: “Di grande effetto ma privo di contenuto”. In sette parole una perfetta sintesi del documento presentato dal senatore Fioroni

Una nuova relazione, battezzata come “intermedia”, documenta da ieri i lavori svolti dalla ennesima commissione sul caso Moro. Il presidente del consesso di onorevoli indagatori, il senatore Beppe Fioroni, ha presentato alla stampa il nuovo testo premettendo la consapevolezza che “il passare del tempo impone prepotentemente il disvelamento di nomi e circostanze nuovi, se non roboanti”. Qualsiasi cosa voglia dire, questa frase contiene una parola chiave: “roboante”. Indipendentemente dal senso e dalla collocazione che Fioroni abbia inteso darle, è termine rivelatore. Basta prendere lo Zingarelli alla voce “reboante”, ritenuta etimologicamente più corretta. Il vocabolario fissa così il significato figurato dell’aggettivo: “Di grande effetto ma privo di contenuto”. In sette parole una perfetta sintesi del documento, mentre poche di più ne ha usate il deputato del Pd Fabio Lavagno, ma meritano anch’esse una citazione, non foss’altro perché motivano la sua astensione, unico voto difforme. “E’ un peccato – sostiene Lavagno – che alle evidenze si preferiscano spesso le suggestioni o le domande che, per ragioni oggettive, non possono trovare riscontro”. Giudizio ben applicabile alle attività intorno al bar di via Fani, allo ‘ndranghetista avvistato dopo l’eccidio, al covo Br munito di garage ed eliporto e ad altre elucubrazioni di cui qui, via via, si è dato conto. Ma non è finita. Nella relazione si annuncia la richiesta di una rogatoria per chiarire i rapporti fra le Br e i terroristi tedeschi della Raf. Gli onorevoli indagatori intendono recarsi in Germania.

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