Maurizio Landini (foto LaPresse)

Le differenze tra destra e sinistra

Massimo Bordin

Possibile che un contratto dei metalmeccanici, firmato da un Landini raggiante, non sia stato minimamente sfiorato come argomento per un sano dibattito a sinistra?

Destra e sinistra non servono più a spiegare le differenze della politica, sono ferri vecchi del secolo scorso. Lo dicono in tanti, ma è sicuro che sia così? Lasciamo perdere l’irata e memorabile risposta cinematografica di Nanni Moretti, “Ve lo meritate, Alberto Sordi!”, anch’essa è effettivamente novecentesca. Veniamo pure all’oggi e ad almeno due argomenti rimasti nella penna dei tanti spin-doctor del Pd. Possibile che un contratto dei metalmeccanici, firmato da un Landini raggiante, non sia stato minimamente sfiorato come argomento per un sano dibattito a sinistra? Nessuno che abbia detto con qualche enfasi, per una volta adeguata, “Scusate, com’è che la vostra icona della ‘coalizione sociale’ firma con soddisfazione su un tavolo dal quale si era chiamato fuori denunciando la famosa svolta autoritaria?”. Forse perché come politico non è un gran che ma come sindacalista ha capito cosa conviene davvero ai suoi iscritti. Non si può non preferire Landini a certe costituzionaliste che inneggiano alle bandiere rosse ma non saprebbero distinguere un operaio da un paracarro. E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, se c’è un tema che distingue nettamente, oggi, destra e sinistra, è l’immigrazione. Non la lotta al fondamentalismo islamico, che è cosa diversa, ma l’approccio umanitario a chi fugge dalla povertà assoluta e senza speranza. Su questo il governo dimissionario non ha mai ceduto, pagando il prezzo di insulti volgari da parte di chi è stato scelto come compagno dai difensori della intangibilità della Costituzione e di una “sinistra” degna di Doriot, già svelata a suo tempo da Pannella.

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