(foto LaPresse)

La giostra della politica italiana destinata a finire

Massimo Bordin

La possibilità di sbizzarrirsi in retroscena, che prevedono piani segreti, mosse a sorpresa, soluzioni tanto complicate da costituire nuovi indistricabili problemi, determina nei giornalisti parlamentari uno stato di euforia che rende capaci di qualsiasi virtuosismo

La possibilità di sbizzarrirsi in retroscena, che prevedono piani segreti, mosse a sorpresa, soluzioni tanto complicate da costituire nuovi indistricabili problemi, determina nei giornalisti parlamentari uno stato di euforia che rende capaci di qualsiasi virtuosismo. La situazione attuale si presta magnificamente a stimolare uno stato d’animo di questo tipo, non solo nei cronisti parlamentari ma anche, e ancora di più, fra gli economisti di ogni ordine e grado, per non parlare poi degli esperti di sistemi elettorali. La giostra si è messa in moto da tempo e accelera la velocità dei giri e il volume della musica. Si rischia così di non avvertire il rumore di fondo che non promette nulla di buono. Basta guardare gli ultimi dati Istat per accorgersi che non potranno durare all’infinito le gare di storytelling, i duelli fra leader, spesso sedicenti, a colpi di “spinnate”, neologismo coniato sui divani di Montecitorio per indicare l’ultima trovata di improbabili spin-doctor. A un certo punto la giostra si fermerà, le luci si spegneranno e il rumore di fondo, sempre più forte, spingerà sulla scena qualcuno, chissà chi, che farà ordine con metodi che non ci piaceranno, sorprendendo, come successe a Pompei, gli abitanti del Nazareno ancora alla ricerca, se non della soluzione, almeno di un’idea.