La camorra dietro gli esercizi di ortofrutta, secondo Repubblica

Massimo Bordin
“Mafia capitale”, malgrado secchi ridimensionamenti giudiziari, dilaga sui giornali come chiave di interpretazione della realtà romana.

“Mafia capitale”, malgrado secchi ridimensionamenti giudiziari, dilaga sui giornali come chiave di interpretazione della realtà romana. Il plot funziona e ognuno può verificarlo nella vita di tutti giorni, senza bisogno di essere un appaltatore o un assessore. Avete fatto tardi e andate nel bugigattolo del maghrebino vicino per comprare un po’ di verdura? Siete caduti nelle mani della camorra. Lo assicurava ieri ai suoi lettori La Repubblica con un articolo di Federica Angeli, cronista proprio del famoso processo che, per le sue denunce sul caso Ostia, è costretta a girare scortata. Ieri però il suo articolo partiva da una denuncia della Confcommercio contro i piccoli esercizi di ortofrutta gestiti da extracomunitari. Dietro c’è la camorra, assicura l’associazione di commercianti, che spiega come “gli emissari dei grossisti” anticipino i soldi per far partire i piccoli esercizi e curino perfino le beghe burocratiche.

 

"Ora tocca a voi scegliere dove andare a comprare frutta e verdura” intimava la giornalista inserendo il suo articolo su Facebook. Un attimo, però. E’ la stessa Confcommercio a citare i “grossisti”, come intermediari, al minimo, nel rapporto fra camorra e esercizi degli immigrati. Sono per caso gli stessi grossisti che forniscono anche i supermercati e i negozi più cari? Più o meno, sì. I mercati generali che riforniscono Roma da sud hanno dato da fare ai pm, per cose serie. La camorra del giuglianese gestisce da decenni l’agroalimentare. Sul tema Francesco Rosi fece il suo primo film, in bianco e nero. La “colpa” dei maghrebini forse sta nei prezzi bassi e negli orari d’apertura.

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