Odevaine, l'uomo cerniera di mafia capitale

Massimo Bordin
Luca Odevaine chiederà il patteggiamento e potrà uscire dal processo. I pm, il cui parere è essenziale, sembrano orientati ad accogliere la richiesta di quello che si può definire un imputato chiave per mostrare la capacità di penetrazione del gruppo criminale guidato da Carminati.

La notizia è stata anticipata nei giorni scorsi dai giornali che seguono con qualche continuità, nelle pagine di cronaca romana, le udienze del processo “mafia capitale”. Luca Odevaine chiederà il patteggiamento e potrà uscire dal processo. I pm, il cui parere è essenziale, sembrano orientati ad accogliere la richiesta di quello che si può definire un imputato chiave per mostrare la capacità di penetrazione del gruppo criminale guidato da Carminati nelle istituzioni amministrative e nella politica della capitale. L’imputazione di 416 bis ha bisogno di mostrare la presenza di uomini cerniera, quel “mondo di mezzo” tolkianamente evocato da Massimo Carminati nell’intercettazione ambientale che i carabinieri del Ros definiscono l’esposizione della base programmatica del sodalizio criminale.

 

Odevaine è in questa chiave l’uomo cerniera per eccellenza. Ex potente vicecapo di gabinetto di Valter Veltroni quando fu sindaco, mitico “facilitatore” passato poi per altri incarichi amministrativi, con una rete di conoscenze praticamente illimitata e utilissima a Salvatore Buzzi che ne retribuiva le capacità di relazioni a maggior gloria degli utili della Coop 29 giugno. Se esce dal processo si assottiglia non poco l’aspetto processuale della penetrazione “a sinistra” del gruppo Carminati. Esattamente come si è assottigliato lo spessore della connessione con la destra, una volta deciso di processare in un procedimento a parte l’ex sindaco Alemanno. Qualcosa naturalmente resta nell’impianto accusatorio su questi fronti, ma non si può negare che, se il patteggiamento di Odevaine sarà accolto, il processo subirà un ridimensionamento.