Tutte le contraddizioni del dottor Ingroia

Massimo Bordin
In un’intervista a Felice Cavallaro del Corriere della Sera, ieri il dottore Ingroia, nelle vesti di avvocato difensore di Pino Maniaci, ha definito le accuse contro il suo assistito “tutte da provare”, aggiungendo: “Non vorrei parlare proprio io di accanimento accusatorio, per evitare facili ironie”.

In un’intervista a Felice Cavallaro del Corriere della Sera, ieri il dottore Ingroia, nelle vesti di avvocato difensore di Pino Maniaci, ha definito le accuse contro il suo assistito “tutte da provare”, aggiungendo: “Non vorrei parlare proprio io di accanimento accusatorio, per evitare facili ironie”. E’ effettivamente difficile evitarle quando si legge come l’ex pm che ha istruito il processo alla cosiddetta trattativa tenga a distinguere fra azioni deplorevoli e atti penalmente rilevanti. Ed è impossibile non citare la nota della Unione delle camere penali che parla di una folgorante conversione da “partigiano della Costituzione (come la intende lui, ndr) a partigiano della legge”.

 

Ma è anche vero che le vie facili non si addicono al dottore Ingroia, che predilige i sentieri tortuosi. Infatti quando, con più di una ragione, accusa i carabinieri di aver inserito nei video intercettazioni penalmente irrilevanti volte a distruggere il suo cliente, tortuosamente scarica sulla polizia giudiziaria la responsabilità di una violazione assai praticata a tutt’oggi da suoi ex colleghi di molte procure e anche da lui a suo tempo, quando se ne dovette occupare addirittura la Corte costituzionale.

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