Contro il governo dei giudici

Redazione

Non solo suicidio assistito. La ferita di una politica che si rifiuta di scegliere

Sull’incapacità del Parlamento di legiferare in materia di fine vita si leva un coro unanime di deprecazione. Da parte degli ambienti contrari all’eutanasia (che non sono solo cattolici) si lamenta che non sia arrivata alla discussione la proposta targata Lega che riduceva le pene per i famigliari che aiutino il suicidio di un malato incurabile. Gli ambienti favorevoli all’eutanasia (che non sono solo i radicali) lamentano che non si sia colta l’occasione per legalizzarla o almeno depenalizzarla. Forse per capirci qualcosa bisogna risalire ai precedenti: la Consulta, a seguito del rifiuto dell’imputato Marco Cappato di accettare l’assoluzione per l’assistenza al suicidio di Dj Fabo, avrebbe dovuto stabilire se l’articolo 580 del codice penale è o non è contrario alla Costituzione. Invece di decidere su questo quesito, com’è nelle sue funzioni, la Corte costituzionale ha inviato al Parlamento la richiesta di modificare la legge, fissando per fine settembre il termine dell’udienza in cui avrebbe deliberato in assenza di modifiche. In questo modo la Consulta si assume un ruolo improprio di stimolo all’attività legislativa. Lo ha fatto anche in altri casi, come quando, bocciando alcune parti della legge elettorale vigente, ha di fatto imposto al Parlamento di deliberare in merito. In quel caso, però, c’era il rischio che la legge con i tagli della Consulta non fosse immediatamente applicabile. In questo caso, invece, se la legge è costituzionale si applica, se non lo è decade, senza altre conseguenze. Probabilmente si è agito all’italiana, con la tattica dello scaricabarile. Il Parlamento, per parte sua, ha rimandato la palla alla Consulta, senza nemmeno aprire una discussione pubblica, e questo è un sintomo di inefficienza istituzionale. Nessuno ne esce bene, ma concentrare il fuoco delle critiche soltanto sulla rappresentanza finisce con il confluire nell’ondata di delegittimazione sistematica della democrazia rappresentativa. Che poi a contribuire a questo linciaggio siano gli ambienti più legati a una lettura ortodossa della democrazia (compresi cattolici e Radicali) rende solo più preoccupante la situazione.