Una manifestazione a sostengo della legge sul biotestamento (foto LaPresse)

Il biotestamento e il dubbio che rimane

Redazione

La legge e il diritto costituzionale, bene. Ma qui si introduce l’eutanasia

Il progetto di legge sul fine vita dovrebbe essere portato in discussione al Senato per l’approvazione definitiva subito dopo la legge di Bilancio. Sulla carta dispone di una maggioranza ampia, grazie all’adesione del M5s. La strada sembra in discesa, anche se naturalmente il percorso a ostacoli per bloccare gli emendamenti della residua opposizione resta complicato. L’opposizione della chiesa cattolica, peraltro, viene data per superata da molti osservatori dopo la dichiarazione di Papa Francesco contro l’accanimento terapeutico. In realtà questa è sempre stata la posizione della chiesa, accompagnata però da una condanna per l’eutanasia passiva, che molti vedono surrettiziamente inserita nel provvedimento. Questo combinato di convenienze e appoggi basta a considerarla una buona legge? Per una parte sì. Dare norme che consentano alle famiglie, ai medici, alle strutture sanitarie di affrontare una situazione già tragica senza doversi preoccupare di cavilli è utile e necessario. Anche garantire il diritto alla libertà di cura, disponendo di una dichiarazione preventiva della volontà del paziente, è in sostanza l’adempimento di un diritto costituzionale. Resta però inevaso, o meglio risolto in modo assolutamente discutibile, un problema: bere e mangiare non sono cure, quindi la sospensione dell’idratazione e dall’alimentazione non è la sospensione di una terapia. Questa trasformazione per via legislativa dell’idratazione in terapia non è giustificata, così come il ricorso alla sedazione profonda anche quando non è consigliata o condivisa dal medico: configurano forme di eutanasia, che invece è vietata dalla Costituzione e soprattutto dal principio di inviolabilità della vita. Su questo è difficile convincersi che debba prevalere l’interesse politico su un principio basilare.

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