Barbari foglianti

Si va al 2023

Roberto Maroni

Con la vittoria del Sì e il pareggio alle regionali la legislatura andrà a scadenza naturale. La forza dei governatori e il superamento dell'ala sovranista. Occhio a Toti

In agosto mi ero chiesto: dopo referendum ed elezioni si aprirà per il governo Conte quella prospettiva di stabilità fino al 2023 che solo 6 mesi fa era impossibile immaginare? Ecco la risposta: con la vittoria del Sì e il pareggio alle regionali il governo si rafforza, la maggioranza si ricompatta, la legislatura andrà alla sua scadenza naturale. Nel mezzo, l’elezione del nuovo presidente della Repubblica e (novità interessante sul piano politico) il tempo necessario per fare due cose: completare la riforma istituzionale avviata con la riduzione del numero dei parlamentari (mettere cioè fine al bicameralismo pasticciato e introdurre l’elezione diretta del premier-sindaco d’Italia) e trasformare il largo consenso dei territori a sostegno dei governatori in un consenso nazionale.

 

Lo dice chiaro il super riconfermato governatore ligure Giovanni Toti: il centrodestra può cogliere lo spunto dal taglio dei parlamentari e dal risultato del voto alle regionali per avviare finalmente un vero percorso di federazione e di allargamento che superi le bandiere dei singoli partiti per aggregarsi in qualcosa di più organico, di più largo, di meno esclusivo e di più inclusivo. E poi continua con una sassata: “Quello che esce da queste elezioni mi pare evidente: una grande forza delle liste dei governatori, una grande voglia dei territori di esprimere classi dirigenti e una voglia di allargare il centrodestra oltre l’ala sovranista”. Oltre l’ala sovranista: più chiaro di così... Stay tuned.

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