Pinuccio Tatarella (foto Imagoeconomica)

Pinuccio Tatarella, ministro dell'Armonia

Roberto Maroni

Un ricordo, a 20 anni dalla scomparsa, di colui che mise insieme federalismo e presidenzialismo

Vent’anni fa, oggi, ci lasciava Pinuccio Tatarella. L’avevo conosciuto nel 1992, subito dopo le elezioni politiche che decretarono il successo travolgente della Lega. Bevemmo un caffè alla bouvette della Camera e da quel momento nacque un’amicizia vera. Due anni dopo, vinte nuove le elezioni, ci si pose un bel problema: quale governo può fare Berlusconi con la sua strana alleanza, la Lega al nord e Alleanza Nazionale al sud? La Lega voleva il federalismo, An era per il presidenzialismo. Tatarella ebbe un’idea geniale: mise in una stanza i due ideologi di Lega e An, Gianfranco Miglio e Domenico Fisichella e fece loro un discorsetto breve e chiaro: “Esimi professori, dovete trovare un accordo che metta insieme federalismo e presidenzialismo”. Si sa, i professori sono professori, e nessuno di loro riconoscerà mai che un collega è più bravo di lui. Così avvenne tra Miglio e Fisichella. Dopo tre ore di discussione accesissima, a colpi di citazioni in tutte le lingue, a partire dal latino fino al sanscrito (!), il confronto-scontro non aveva portato a nessun accordo. Tatarella non si scompose. Entrò nella stanza e pronunciò la frase che diede avvio alla Seconda Repubblica: “Grazie professori, abbiamo trovato l’intesa, federalismo e presidenzialismo possono convivere”. Con questa mossa del cavallo il futuro ministro dell’Armonia risolse il problema e consentì la nascita del primo governo Berlusconi. Ciao Pinuccio, ci manchi tanto. A me, ai tuoi amici, ma soprattutto a questa politica.

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