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bandiera bianca

La mia esperienza deludente con i "cacciatori di teste"

Antonio Gurrado

"Perché non ti fai trovare, perché ti nascondi?" mi scrive un mittente misterioso: peccato che poco dopo scopra che l'unica cosa che voglia darmi è un lavoro per guadagnarci una commissione

Una delle cose che mi preoccupa di più ogni mattina, a parte il fatto di essermi svegliato, è quali mail troverò nella casella della posta non sollecitata. Attenzione, non quella indesiderata, che beatamente ignoro, ma quell’inquietante limbo di promozioni e aggiornamenti in cui non si sa mai cosa possa risultare utile e cosa no. C’è il rinnovo dell’abbonamento ai musei lombardi (fatelo) e il tizio che vuol vendermi l’annata 1993 di Panorama (non fatelo), le date degli eventi culturali della settimana entrante (angoscianti) e le fatture delle bollette domiciliate (ancor più angoscianti), la ditta che mi propone di ristrutturare la cucina (perché anni fa ho comprato uno spremiagrumi) e la casa editrice che mi propone di recensire tutti i suoi libri (perché anni fa ne ho comprato uno).

Spicca però su tutto, da qualche settimana, il martellante interrogativo di un mittente misterioso: perché non ti fai trovare, perché ti nascondi ai cacciatori di teste? E, pur potendo individuare numerose risposte a questa domanda, a partire dalla mia scarsa propensione a decapitazione e imbalsamazione, non ho resistito alla curiosità e ho aperto la terza o quarta mail che indagava sui miei paraggi. Salvo scoprire che, purtroppo, a darmi la caccia sono banalissimi head hunter che vogliono sfruttare il mio talento (non so in cosa) per farmi assumere in azienda ricavandone una commissione.

Non si tratta dunque della minaccia di tribù sanguinarie né di spie internazionali, che mi contattano per negoziare un’uccisione avventurosa e mirabolante, ma di signori in giacca e cravatta che vogliono farmi lavorare come tutti, come sempre. Così, di prima mattina, già tramontano le mie speranze.

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