Bandiera bianca

Patrick Zaki e le mangiatrici di banane: come trasformare la vittima di un regime in giudice morale

Antonio Gurrado

Lo studente egiziano ha espresso online il suo parere sulla gara che si è tenuta in provincia di Udine, definendola inappropriata. Potrebbe esserlo altrettanto usare il suo punto di vista per sbandierare la certezza di essere dalla parte del giusto 

L’accostamento fra Patrick Zaki e le banane potrebbe apparire irriguardoso se non fosse stato favorito da Patrick Zaki medesimo. Il quale si è schierato al fianco di un indignato appello contro una gara fra mangiatrici di banane, che si è tenuta in un paesello in provincia di Udine. Consta essa gara di una sfida fra partecipanti che simulano un rapporto orale con detto frutto esotico, strategicamente posizionato alla vita di alcuni sparring partner. La questione non è qui se la gara sia di per sé legittima (le partecipanti sono adulte e consenzienti) o se legittima sia la protesta di attiviste e commissarie per le pari opportunità (sono adulte e consenzienti anche loro). È invece l’opportunità di tirare in ballo il parere liberamente espresso online da Patrick Zaki, che su Twitter ha definito inappropriata la gara, per poter sbandierare la certezza di essere dalla parte del giusto: ecco, vedete, se l’ha detto anche lui che è vittima di un crimine politico, allora la gara con le banane è inaccettabile. Senza pensare che così si corre il rischio di svilire Patrick Zaki da vittima di un regime a giudice morale de minimis: oggi inflessibile stigmatizzatore di mangiatrici di banane, domani severo censore di Miss maglietta bagnata, dopodomani puntuto opinionista dell’Isola dei famosi.

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