(foto Ansa)

bandiera bianca

La sfortuna che si abbatte sulla scuola non è quella che pensate

Antonio Gurrado

La storia della giovane insegnante precaria costretta a rinunciare al concorso causa parto riguarda un'ingiustizia molto più grande: gli ostacoli alla selezione degli insegnanti

Questione di sfortuna, certo, la storia della giovane insegnante milanese che, dopo anni di precariato, ha finalmente l’opportunità di passare di ruolo ma deve rinunciare perché la prova di concorso cade nello stesso giorno in cui presumibilmente partorirà. Circostanza che ha sollevato più di un giusto interrogativo su ciò che effettivamente si faccia per tutelare le lavoratrici; ma che, secondo me, dovrebbe condurre a riflessioni ancora più ampie. Poniamo il caso di un insegnante che, dopo anni di precariato, il giorno della prova di concorso subisca un lutto. Oppure un incidente domestico o stradale. O magari un attacco di emicrania, la febbre, la dissenteria, una piaga d’Egitto.

Anche in tal caso sarebbe una sfortuna, anzi, anche in tal caso sarebbe un’ingiustizia che lo Stato non permettesse altre opzioni rispetto al concorso-ordalia che viene convocato neanche tanto spesso. Più paradossale ancora appare l’ingiustizia se si pensa che il concorso pubblico viene visto come il metodo più efficace per garantire equità, a differenza di tutte le alternative che sono via via state proposte, dall’abilitazione automatica per chi detiene determinati titoli di studio all’assunzione diretta da parte di dirigenti pienamente autonomi e chiamati a rispondere del proprio operato. C’è solo da sperare che a subire sventure assortite nei giorni delle prove di concorso siano quelli che hanno sempre protestato contro il benché minimo progresso nella selezione degli insegnanti; purtroppo però non accade mai.

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