bandiera bianca

Cari fan di Sex & the City, l'eziologia della morte di Mr Big è fortemente esagerata

Antonio Gurrado

Tanto accanimento medico-giuridico sulle circostanze per cui sia accaduto un evento verificatosi solo nella mente degli sceneggiatori è indicativo della peggior follia del tempo nostro

L’eziologia della morte di Mr Big è fortemente esagerata. Per chi non avesse ancora visto l’inizio del sequel di “Sex & the City” (o per chi non avesse intenzione di guardarlo), quel maschio alfa per cui le spettatrici si sdilinquivano schiatta dopo avere usato una Peloton, la sofisticata bicicletta domestica. O a causa dell’aver usato una Peloton, o forse nonostante abbia usato una Peloton: non è chiaro, gli studi legali dei produttori della serie e quelli della marca di articoli sportivi stanno dibattendo al riguardo. Alcuni dicono: Mr Big pasteggiava a bistecche e beveva forte, il minimo era che la super-cyclette gli facesse venire un coccolone. Altri ribattono: Mr Big pasteggiava a bistecche e beveva forte, senza la super-cyclette l’infarto gli sarebbe venuto qualche stagione fa. Spero sia da escludersi l’ipotesi di un’autopsia su un personaggio immaginario – l’attore Chris Noth, che è vivo e sta una bellezza, potrebbe non dirsi d’accordo – ma tanto accanimento medico-giuridico sulle circostanze per cui sia accaduto un evento verificatosi solo nella mente degli sceneggiatori è indicativo della peggior follia del tempo nostro. Non già il prendere per vero ciò che è falso e nemmeno l’essere oltremodo suscettibili all’ipotesi che ciò che fa del bene possa anche far del male; ma il pretendere che ogni evento, reale o immaginato, abbia una specifica causa individuabile, anziché rassegnarsi all’idea che tutto avvenga per un garbuglio talmente intricato di cause imponderabili che è come se accadesse senza motivo, e in fondo senza senso.

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