Foto LaPresse/Nicolò Campo

Bandiera bianca

Difendere il Rojava in via Indipendenza

Antonio Gurrado

Ero pronto a partire per il medio oriente, poi ho controllato meglio la mail che mi invitava a lottare a fianco dei curdi: diceva di adunarsi proprio qui sotto casa. Possibile?

Mi ha raggiunto un invito a difendere il Rojava – via mail, con tanto di hashtag #defendojava – e io, pronto, senza farmelo dire due volte stavo mettendomi a preparare i bagagli per partire alla volta del medio oriente con armi di fortuna: un cavatappi difettoso, una matita ben temperata, il Meridiano di Rousseau. Poi però ho controllato meglio e ho notato che la mail mi invitava a unirmi alla lotta col Rojava il giorno tot all’ora tale in via Indipendenza.

 

Ho riposto allora le armi chimiche (uno spray all’amuchina) e mi son messo a riflettere. Possibile che a un chilometro e mezzo da dove sto seduto ci sia l’insediamento di una minoranza del Rojava perseguitata e bisognosa che andassi a difenderla senza che io ne sapessi nulla? O forse l’invito era da intendersi a scopo preventivo, poiché in via Indipendenza c’è un manipolo di fedeli di Assad che va fermato prima che intraprenda un’azione ostile nei confronti del Rojava? Come che sia, sono certo che nel Rojava, se le cose dovessero mettersi proprio male, saranno felici di sapere che c’è qualcuno che combatte per loro in via Indipendenza, aiutandoli da casa propria. Alla fin fine, anche nelle guerre ciò che conta è il pensiero.

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